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lettera al direttore
30 Gennaio 2025 - 08:42
Il cinema Metropolitan in via Chiaia
Gentile Direttore, apprendo con piacere la notizia che la vicenda del prestigioso Istituto Goethe sta per concludersi positivamente. Come ricorderà chi ha a cuore la tradizione culturale napoletana, fino a poche settimane fa la nostra città rischiava di perdere un altro pezzo del suo tessuto culturale. Si parlava di ridimensionamento, perché chiudeva il Dipartimento di lingua, abbandonando il Palazzo Sessa, con taglio consistente del personale. A questa preconizzata perdita di una rilevante tradizione culturale, che faceva riferimento ad uno dei più grandi estimatori di Napoli, Gustave Goethe, il grande scrittore, cui la tradizione attribuisce oggi conosciuta in tutto il mondo: “Vedi Napoli e poi muori”, si sarebbe aggiunta la chiusura delle storiche e gloriose librerie, le Case Editrici; l’abbandono del Centro Storico; la “desertificazione” del Colonnato di piazza Plebiscito e tanto altro ancora.
Apprendiamo, invece, e con vera gioia, che è stato concluso un patto tra l’Istituto Germanico e il Goethe, concluso l’altro ieri presso la sede romana alla presenza dell’Ambasciatore tedesco e la responsabile del Goethe-Institut in Italia. Napoli sarà, quindi, riconfermata come sede centrale culturale per la storica collaborazione, instaurata 60 anni fa tra la nostra Regione e la Repubblica Federale Tedesca, implementando la sede anche con un Centro di Ricerca dedicato solo ed esclusivamente allo sviluppo di strumenti digitali. Ovviamente, sarà riassorbito il personale qualificato che era stato licenziato. Una grande iniziativa conclusa felicemente nel nome dell’attenzione alla cultura, che negli ultimi tempi sembra aver smarrito la strada maestra. Da un percorso concluso felicemente credo sia doveroso soffermarsi su un altro, che ha occupato i mass-media locali e nazionali: la chiusura dello storico cinema Metropolitan, il più grande d’Italia.
Non sto qui a rivangare la storia di questa gloriosa struttura, dove generazioni intere si sono affollate non solo per assistere a film rigorosamente in prima visione, ma anche per luogo d’incontro e di socializzazione. Dire il Metropolitan, a Napoli, significava ci vediamo nel “salotto buono” di Napoli, dove “movida” significava “incontro collettivo” di chi voleva trascorrere qualche ora lontano dai pensieri e preoccupazione del quotidiano. La vicenda della proprietà della Banca Intesa-San Paolo, che intende vendere a privati la struttura, i quali privati vorrebbero trasformare il cinema in parcheggio, magari con annesso ristorante o i soliti “fast-food” ,ha provocato la giusta reazione di normali cittadini ed anche intellettuali e politici. Il sit-in di qualche giorno fa organizzato nello spiazzo dov’è il cinema ha portato ancora una volta all’attenzione delle Istituzioni il problema con esposizioni anche di cartelli su cui era scritto “Napoli ha bisogno di cultura, non di speculazioni”, “il cinema deve vivere”. I gestori del cinema, con in testa l’avvocato Giuseppe Caccavale, proprietario dell’Augusteo e di altri grandi teatri, nel solco della tradizione familiare con gli indimenticabili genitori Francesco ed Alba Caccavale, che sono stati un sicuro punto di riferimento di Cultura risollevando l’antico Augusteo, un tempo ridotto a “teatro di periferia” al più grande ed elegante teatro di prosa del meridione, se non dell’Italia intera, con cartelloni dove ci sono gli artisti più qualificati e famosi, hanno fatto una offerta alla proprietà che ha messo all’asta il bene.
Ma come può reggere il paragone in termini economici tra chi offre per conservare la naturale destinazione del Metropolitan (cinema) e chi, invece, ne vuole fare un parcheggio, con fast-food (tanto di moda, oggi, da ”riqualificare” anche i Quartieri Spagnoli), altri sfruttamenti commerciali, come se il quartiere di Chiaia fosse la stessa cosa di un mega-store all’uscita dell’autostrada, tangenziale o Asse Mediano? L’ex ministro Sangiuliano, da buon napoletano studioso e amante della Cultura, pose il vincolo di destinazione sulla struttura, ma sembra non basti, perché il vincolo non garantisce tutta la struttura, ma parte di questa. Ed allora, facciamo nostra la proposta dell’imprenditore Caccavale: che sia, cioè, il Ministero della Cultura ad acquistare il Metropolitan.
Del resto, il Mic per legge può esercitare il diritto di opzione per l’acquisto. Prima che le sale e gli altri spazi del grande cinema vengano “liberate“ dalle strumentazioni, sedili, altro prezioso materiale, che renderebbero, poi, irreversibile il “ripensamento”, si proceda con questa opzione. Senza minimamente voler fare paragoni, sono sicuro che l’ex ministro Sangiuliano avrebbe già attenzionato questa saggia proposta. D’altronde, uno dei suoi primi atti, appena insediatosi come ministro alla Cultura, fu quello di finanziare il più grande palazzo di Napoli, Palazzo Fuga, o, più comunemente “Real Albergo dei Poveri”, che avrà tante destinazioni culturali, tra cui anche un museo, che sarà una continuità del nostro glorioso Museo Nazionale. “Con la Cultura non si mangia”, si diceva demagogicamente. Con la Cultura, invece, si “mangia”, nel senso letterale e in quello del benessere dello spirito.
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