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La riflessione
30 Gennaio 2025 - 08:47
 
									Nel polverone mediatico-giudiziario di queste ore, con l’iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Milano della premier Giorgia Meloni, del sottosegretario Alfredo Mantovano e dei ministri Nordio e Piantedosi per il caso Almasri, si rincorrono le voci sulla “giustizia a orologeria”. Un meccanismo che sarebbe tornato a colpire con puntualità cronometrica mezzo esecutivo in carica, proprio mentre va avanti in Parlamento la riforma sulla separazione delle carriere in magistratura.Non poteva davvero sfuggire a nessuno, nemmeno ai più accaniti detrattori del governo, una così stridente contemporaneità dei fatti. Perciò sarà utile confrontare le “coincidenze” temporali della vicenda attuale con analoghe cronologie, che avevano travolto chiunque avesse osato mettere in discussione gli assetti del Potere Giudiziario con tentativi di riforma.
Partiamo dalla vicenda di queste ore. 16 gennaio 2025 – Primo via libera della Camera alla riforma Nordio sulla separazione delle carriere fra magistrati giudicanti ed inquirenti. 21 gennaio 2025 - La Corte d’Appello di Roma libera il torturatore libico Almasri che il governo italiano, per motivi di sicurezza della nazione, espelle e riporta in Libia con un volo di Stato. 25 gennaio 2025 – Alle inaugurazioni dell’Anno giudiziario va in scena la protesta dei magistrati contro la riforma Nordio. 28 gennaio 2025 – Irrompe l’avviso di garanzia in capo a Meloni, Mantovano, Nordio e Piantedosi per il caso Almasri.
Facciamo un passo indietro. E ritroviamo analoga, fulminante cronologia nel caso di Matteo Renzi. 29 agosto 2014 – Il premier Matteo Renzi annunzia che il ministro Andrea Orlando sta per presentare il disegno di legge sulla riforma della giustizia che prevede, fra l’altro, norme sulla responsabilità civile dei magistrati. 13 settembre 2014 – Chiusa la consultazione pubblica sul Disegno di legge, vengono enunciati i punti definitivi della riforma. 18 settembre 2014 – Le agenzie battono la notizia: “Il padre di Renzi indagato per bancarotta fraudolenta”. Nel 2016 sarà definitivamente accertato che quelle accuse non avevano alcun fondamento.
Più che eloquente poi la successione di date nel caso Berlusconi. È diventata un mantra in queste ore, ma non sarà inutile ricordarla, minuto per minuto. 13 luglio 1994 – Il Consiglio dei ministri, presieduto da Silvio Berlusconi, vara il Decreto Biondi, che limita anche i casi per cui i pm possono chiedere la custodia cautelare e la pubblicazione integrale delle intercettazioni. 14 luglio 1994 I magistrati di punta del pool milanese convocano una conferenza stampa ad horas per annunciare di aver chiesto di essere trasferiti ad altro incarico.
28 luglio 1994 – La Procura di Milano chiede ed ottiene l’arresto di Paolo Berlusconi nell’ambito di un’inchiesta sull’ipotesi di presunta corruzione da parte del gruppo televisivo Fininvest su militi della Guardia di Finanza. 18 ottobre 1994 – Il Guardasigilli Biondi annuncia di aver avviato un’ispezione sul pool della Procura di Milano. 22 novembre 1994 La Procura di Milano invia a Silvio Berlusconi un invito a comparire nell’ambito delle indagini sul suo gruppo. La notifica avviene sotto i riflettori della stampa internazionale, mentre il premier è a Napoli per presiedere la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite. Ogni considerazione è lasciata ai lettori.
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