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L'opinione
04 Febbraio 2025 - 09:23
Don Maurizio Patriciello
Tra qualche settimana dovrebbe essere firmata un’intesa tra Regione Campania e Comune di Napoli, che assicurerà all’amministrazione di Palazzo San Giacomo la disponibilità di oltre 42 milioni, necessari necessari al finanziamento della costruzione di un impianto di compostaggio dei rifiuti umidi, da localizzare nell’area orientale, precisamente in via De Roberto.
Si tratta di una svolta storica, finalmente pare non vi siano più impedimenti alla realizzazione di una struttura, estesa per 72mila metri quadrati, che smaltirà circa 40mila tonnellate annue di rifiuto, permettendo di ‘convertirlo’ in biometano. Il tutto, senza impatto per la popolazione residente. Un impianto decisivo per assicurare alla città l’attuazione di un ciclo completo dei rifiuti. In un periodo in cui, tra tanti travagli, si sta cercando di eliminare disastri ambientali storici, rimuovendo gradualmente i quasi cinque milioni e mezzodi ecoballe ammonticchiate dal 2001 al 2009 per effetto della tardiva messa a regime del termovalorizzatore di Acerra.
Proprio in questi giorni la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ammonito l’Italia,chiedendole di mettere in campo immediatamente misure per affrontare i danni ambientali nella zona ridenominata “Terra dei Fuochi”. La sentenza di condanna della Corte conferma che per troppo tempo si è sottovalutata la gravità del problema, evidenziata da personaggi carismatici quanto poco ascoltati, come don Maurizio Patriciello.
Una cosa è contrastare i racconti interessati, ispirati da interessi economici di altri territori, che intendevano fare di tutta un’erba un fascio, etichettando qualsiasi produzione alimentare campana come inquinata, altra cosa è negare l’evidenza, rallentando i necessari interventi di bonifica. In Campania e in particolare nel napoletano, per troppi anni, si è consentito a imprese del Nord di sversare rifiuti di ogni genere, trasformando alcune aree in bombe ambientali, aumentando l’incidenza di malattie che hanno colpito anche tanti bambini innocenti.
È venuta l’ora di cambiare definitivamente approccio, introducendo modalità di smaltimento dei rifiuti consone agli standard riscontrabili in tante altre aree d’Italia e d’Europa. Zone in cui la differenziata funziona, o dove comunque sono attivi inceneritori con tassi di inquinamento vicini allo zero e in grado di cogenerare energia. In questadirezione, l’impianto di via De Roberto significherebbe, dopo l’attivazione oltre dieci anni fa del termovalorizzatore di Acerra, un passo in avanti verso una società più civile e degna di questo nome.
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