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LETTERA AI LETTORI
05 Febbraio 2025 - 09:12
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni
Cari amici lettori, non posso, questa settimana, evitare di commentare l’assalto della magistratura romana contro il governo. Le modalità di questa vicenda sono state trattate su queste pagine da un grande esperto di diritto amministrativo qual è Orazio Abbamonte, che ha esaminato da par suo a personalità, il comportamento e l’incompatibilità del procuratore capo di Roma Lo Voi, il quale mai si sarebbe dovuto permettere di accusare chicchessia per uso abusivo dei voli di Stato.
Abbamonte ha giustamente inquadrato l’operato di Lo Voi nella guerra in corso fra i rappresentanti della magistratura, titolari della funzione giurisdizionale, e la sovranità del popolo, che si è espresso nei sondaggi a favore dei poteri eletti e contro chi vuole trasformare la propria funzione in un potere, in dispregio del dettato costituzionale. Mi permetto di affrontare anch’io l’argomento per una serie di motivi. Intanto l’offensiva delle varie opposizioni continua ed è anche iniziata una controffensiva.
Alla denunzia di Li Gotti se n’è aggiunta un’altra per favoreggiamento, presentata dall’avvocato Romeo nell’interesse di tale Lam Magok Biel Ruei, “vittima e testimone delle torture di Almasri”; dall’altro fronte l’avvocato Luigi Mele ha denunziato Li Gotti per calunnia aggravata e altro e Li Voi per omissione di atti di ufficio aggravata e oltraggio a un corpo politico. Nel frattempo, diversi magistrati in pensione hanno scritto in difesa del governo: spicca Aniello Nappi, che su “Questione giustizia”, organo di magistratura democratica(https://www.questionegiustizia.it/autore/aniello-nappi), ha sostenuto l’estraneità del governo alla scarcerazione del personaggio libico. Nappi scrive, infatti: “Non è vero che la polizia non avrebbe potuto arrestare Almasri senza previa “interlocuzione” con il ministro della Giustizia, che non ha alcun ruolo formale in questa procedura.
La corte di appello avrebbe potuto convalidare il fermo di Almasri, avendone ricevuto notizia dalla polizia, che il fermo lo aveva operato su diretta richiesta della Corte penale internazionale. Il Procuratore generale presso la Corte di appello di Roma avrebbe dovuto comunque chiedere l’applicazione della custodia cautelare in carcere. Diversamente da quanto è previsto per il procedimento di estradizione, infatti, sono di esclusiva competenza del Procuratore generale presso la Corte di appello di Roma gli adempimenti conseguenti alle richieste di arresto e di consegna provenienti dalla Corte penale internazionale (art. 11, legge n. 237/2012).”.
Non mi sembra occorra altro per gettare nel cestino le denunzie contro il governo. Ma il caso Almasri ben si spiega se considerato nella guerra mossa dalle toghe (democratiche o quasi) contro Giorgia Meloni e il suo governo. Lo Voi, infatti, non è solo, ma ci sono molti altre toghe che si battono in favore dei ribelli. La ragione è ovvia. Come scrisse in un post il pm della Cassazione Marco Patarnello (di magistratura democratica): “Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione”.
Il governo Meloni, infatti, ha finalmente messo in moto la legge per la sacrosanta separazione delle carriere dei giudicanti e dei requirenti e ha nel cassetto molti altri provvedimenti sgraditi ai magistrati progressisti avidi di potere. Nell’ambito di questa guerra avete certamente presenti le vicende del centro albanese apprestato dal governo per i migranti, onde valutare se abbiano diritto d’ingresso. Un’iniziativa che in gran parte dell’U.E. ha avuto approvazione e consenso ed è stata imitata addirittura da Trump, che utilizza la base di Guantanamo. Due volte gli immigrati mandati in Albania sono tornati subito indietro per ubbidire a cinque o sei magistrati del Tribunale di Roma.
Dopo che il governo aveva avocato a se l’individuazione dei “paesi sicuri” e trasferito la competenza dal Tribunale alla Corte d’appello, quei magistrati si sono trasferiti anch’essi dal Tribunale alla Corte, com’era loro diritto. Il presidente della Corte, però, ha assegnato loro l’incarico di valutare ancora le richieste dei migranti, perché “avevano esperienza in materia”. I nuovi consiglieri, ovviamente, hanno colpito di nuovo. Non posso scrivere quel che penso dell’atto del Presidente. Voi che ne pensate? Una scelta ragionevole o da comandante delle retrovie rispetto alla guerra in corso?
A me sembra ovvio che il governo non può, a questo punto, limitarsi a portare avanti la divisione delle carriere, ma deve adottare altre leggi (anche costituzionali) necessarie per ripristinare la divisione dei poteri: attivare la responsabilità (quanto meno civile e disciplinare) dei magistrati (e specie di quelli requirenti), ripristinare l’immunità parlamentare (anche per i componenti del governo non eletti) e quant’altro necessario per impedire altri ipocriti e sconclusionati attacchi. Magari (non sto scherzando) anche una verifica, in sede di concorso, della perfetta sanità mentale degli aspiranti magistrati.
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