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Lettera al direttore

Politica e realtà tra polemiche e priorità

Il punto di Franco Bianco sul caso Almasri

Politica e realtà tra polemiche e priorità

Gentile Direttore, le ultime vicende internazionali meritano approfondite riflessioni, che non hanno la presunzione di essere né il “vulgata”, né tantomeno “ammorbare” il lettore che ha ormai le tasche piene dei tanti ammonimenti o lezioncine che ascolta ogni giorno dai cosiddetti “esperti” o politici tuttologi, per non parlare, poi, delle tante intrattenitrici ed intrattenitori, che sanno tutto, dalla politica nazionale a quella internazionale, dalla macroeconomia alla spesa di casa, e via dicendo. Purtuttavia, qualche sia pur modesta opinione va spesa, non foss’altro in base ad un’esperienza militare, nazionale ed internazionale, maturata in 40 anni di servizio attivo. Mi riferisco alla rapida scarcerazione ed alla quasi contestuale espulsione del Comandante della Polizia Giudiziaria Libica Osama Almasri, inseguito in tutto il mondo da un mandato di arresto internazionale emesso dal Tribunale dell’Aja per crimini di guerra. Apriti cielo per quanto è stato “vomitato“ addosso alla premier Meloni, unica responsabile, secondo gli avversari del Governo, prima fra tutte la segretaria del Pd Elly Schlein, che fa ormai opposizione “a ruota”, cioè seguendo le traiettorie dei raggi disegnati da una bici nel proprio vorticare, non trovando un motivo di novità che possa innovare un’azione, un programma, un progetto “ fresco” e non detto da altri. Analizzata la vicenda con meno enfasi e con più maturità di politica internazionale, è apparsa da subito la vicenda molto più complicata del semplice “passi“ che il Governo aveva concesso con volo ad hoc al “torturatore“ Almasri, anche se formalmente la sua scarcerazione era avvenuta per decisione della Corte d’Appello di Roma che aveva eccepito un vizio di forma nel mandato di cattura internazionale, mancando su tale documento il “visto” del ministro Piantedosi. Che Almasri sia stato immediatamente “dirottato” al suo Paese d’origine, la Libia, è incontrovertibile; che il trasferimento sia stato fatto da un aereo ad hoc e non con un volo di linea, è altrettanto vero, da non meritare neppure una conferma: chi non conosce le pratiche di trasporto in assoluta sicurezza, o fa finta di meravigliarsi, sino al punto di ipotizzare il reato di “peculato“ per trasportare un pericoloso personaggio attraverso una rotta aerea, non conosce l’a,b,c, di salvaguardare i piloti, l’equipaggio e i passeggeri, oltre che agli stessi “accompagnatori” del criminale in questione, e questo lo si può fare solo nella maggiore sicurezza di un volo “ad hoc”. Tutto il can-can di questi giorni si sarebbe evitato, in parte minima, credo, vista l’opposizione che va solo al “rimorchio” di quel che fa o dice Meloni, se si fosse invocato e posto il “segreto di Stato”. Sono convinto che l’apporre il segreto di sarebbe stato proprio quello classico che si studia sui banchi dell’”intelligenze”. È tipico della storia della Libia e tipico anche del rapporto che noi abbiamo avuto con la Libia sin dal 2015. Anche in questo caso, se non ci sono altri più seri motivi, devo registrare una “negligenza”che negli ultimi decenni sta attraversando la nostra politica. I Moro, gli Andreotti, i Craxi, i Nenni, i Togliatti, gli Almirante e i Pannella saranno ben felici di stare alla lontana da questa attuale politica. E mentre le Schlein, i Conte, i “gemelli” Santoianni e Bonelli e “cespugli” vari urlano al cielo sul “complotto”, succede che una massa enorme di cittadini, svegliata non da complotti, non dal voto, non da un referendum, non da chi scegliere come proprio rappresentante nelle amministrazioni locali, tanto non lo può fare nelle votazioni nazionali, mobilitata solo da una “popolana”, che riesce con il suo telefonino a farsi seguire da più di un milione e mezzo di visualizzazioni , in batter d’occhi organizza 200 pullman che hanno trasportato sull’ameno paese di Roccaraso migliaia di “turisti per caso”. Sono convinto che il popolo in generale abbia seguito molto di più questo evento, che il caso Almasri. Tra l’altro, anche il cognome del colonnello libico è di difficile pronuncia, il che contribuisce al suo “anonimato” presso di noi. Peccato, comunque, che, come accade spesso, ahimè, sia sempre il popolo napoletano, nella sua accezione più volutamente retriva e poco educata, ad essere additato nell’immaginifico negativo nazionale, ed anche oltre. E mentre mi rammarico per quanto accaduto nel bel paese abruzzese, alla fine mi viene offerto dalla sorte sempre il motivo per fare quattro risate: anche nella vicenda della tiktoker De Felice c’è qualche “politico“ che ha ipotizzato intrusioni partitiche nella vicenda. Capisco lo strenuo desiderio di sentirsi “padroni”, ma non è cosa vostra, credetemi! 

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