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I nostri divi del passato e la paura della felicità

La genialità di quegli anni appartiene solo alle immagini, ai ricordi, alla storia

I nostri divi del passato e la paura della felicità

Che fine hanno fatto i nostri divi del passato ? È un interrogativo che ti poni spesso appena spunta una vecchia pagina, un ricordo, un antico programma televisivo. Indaghi e scopri spesso che sono ancora tutti lì, magari con i loro 80 anni, i volti plasmati dal tempo, comunque ancora riconoscibili. Certo, qualcuno se n’è andato, ha preferito iniziare lassù altre storie, mettere un punto alla sua esperienza terrena. Ma molti sono ancora qui e lottano, quotidianamente, insieme a noi. Guardiamo loro e ci confrontiamo allo specchio.

Anche noi siamo cambiati, indiscutibilmente. Come nell’antiquariato siamo coperti da una patina nuova che, purtroppo, non ci impreziosisce ma, piuttosto, ci invecchia. Mentre ti sembra assurdo che quel vecchietto che vedi oggi sui giornali potesse essere per un decennio il tuo campione, il tuo eroe, l’uomo al quale avresti affidato le tue speranze e, forse, il tuo destino. Da una semplice intervista comprendi subito che, purtroppo, non è più lui. Secondo il giornalista ha delle pause, ricorda a stento solo alcuni episodi della sua magica storia, si muove con difficoltà. In campo era un vento leggero. Saltava gli avversari con prodigiosa abilità, i suoi slalom erano sempre una festa.

Vederlo adesso, appoggiato ad un bastone canadese, quasi nella ritualità di un disabile, stringe sicuramente il cuore. E con lui, tanti altri, tutti pronti, comunque, a sfogliare ancora quelle pagine straordinarie, felici di non essere dimenticati ma consapevoli della marginalità del mondo. Poi, ogni tanto, l’ennesima notizia fatale. Ci ha lasciato quel campione, quel mitico scrittore, quel meraviglioso cantante. Soffriva da tempo, un capolinea scontato. Qualche rigo sui giornali, la tv di settore che dedica qualche spazio, un paio di generazioni che non riescono proprio a ricordarlo. Il solito funerale con qualche applauso, l’omelia di un prete che ci conferma come quel personaggio resterà nella nostra memoria, per sempre, e, magari, qualche libro e qualche disco venduti in più, tutto qui.

Eredità da gestire con disagio. Immateriali più che immobiliari. Perché quelle vite sono state disegnate con la rapidità di un lampo. Pensando che quel benessere durasse in eterno, ritrovandosi poi con una posizione economica semplicemente dignitosa. E la genialità di quegli anni appartenga solo alle immagini, ai ricordi, alla storia e sia, ormai, esclusa, dai confini di quella famiglia. Portarsi dentro queste emozioni, viverle senza troppi rimpianti in un mondo che tutto tracima e tutto travolge, questa la vera scommessa. Vergata confusamente con la paura della felicità.

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