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Sud e Pnrr, ecco perché e come cambiare marcia

Il Pnrr dovrebbe contribuire a ridurre il divario Nord-Sud, ma l’obiettivo rischia sempre più di non essere raggiunto

Sud e Pnrr, ecco perché e come cambiare marcia

Il Pnrr dovrebbe contribuire a ridurre il divario Nord-Sud, ma l’obiettivo rischia sempre più di non essere raggiunto, come dimostra l’ultima analisi Svimez, “Pnrr Execution: le opere pubbliche di Comuni e Regioni”. Il risultato di una maggiore coesione territoriale dipende soprattutto dalla realizzazione di infrastrutture fondamentali in aree (Sud in primis) in cui sono carenti. Reti idriche, impianti per il trattamento dei rifiuti, strutture sanitarie, asili nido, scuole di ogni ordine e grado, altre opere pubbliche rilevanti.

Per gli investimenti territorializzabili, quelli imputabili a una determinata area (o regione), l’importo fissato nel Pnrr è pari a poco meno di 128 miliardi e mezzo. Con una ripartizione che assegna al Sud appena il 38% delle risorse, vale a dire due punti in meno del 40%, riserva obbligatoria decisa in favore del Mezzogiorno.65 miliardi, ossia circa la metà della dotazione finanziaria in questione, sono finalizzati agli interventi infrastrutturali.

La quota degli investimenti territorializzabili destinata per il Mezzogiorno alle infrastrutture è ovviamente, visto il gap storico accumulato dall’Unità d’Italia in poi, superiore di quasi sei punti percentuali (54,2%) a quella (48,5%) prevista per il Centro-Nord. L’andamento della spesa per tali infrastrutture effettuata da Regioni e Comuni è tuttavia inquietante per il Mezzogiorno. Rispetto al Centro-Nord, sono stati attivati circa il 20% di cantieri in meno.

C’è il rischio molto concreto che, nella prossima revisione di spesa che il Governo farà all’Unione Europea, parte significativa degli importi finalizzati alle opere pubbliche venga deviata sugli incentivi alle imprese. Il risultato sarebbe, inevitabilmente, viste le dimensioni e la localizzazione del tessuto produttivo nazionale: meno risorse al Sud, più risorse a Nord.

Si sapeva in partenza che le amministrazioni meridionali, per deficit qualitativo e quantitativo degli organici, avrebbero dovuto essere potenziate e supportate da quelle centrali per poter utilizzare al meglio la notevole mole di fondi aggiuntivi disponibile con il Pnrr. Bisogna ora evitare che l’operazione finisca, come sempre, con un saldo negativo per il Sud.

Sia con una task force assicurata dal Governo per accelerare tante opere progettate per il Meridione, rispettando la deadline del 2026 imposta per il Pnrr, sia indirizzando enormi quantità di risorse a sostegno di interventi e nuovi insediamenti produttivi, anche esteri, da effettuare nella Zes unica meridionale.

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