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la riflessione
14 Febbraio 2025 - 10:36
Leggiamo oggi sulle cronache internazionali che la Spagna sta vivendo un autentico exploit economico: nel 2024 il Pil è cresciuto del 3,2 per cento, il quadruplo rispetto alla media dell'Unione Europea. Merito di costi dell’energia più bassi rispetto a quelli dell’Italia, che favoriscono le imprese operanti su suolo iberico nei mercati internazionali, spiegano gli analisti. E questo rappresenta un fattore assai rilevante che, al confronto, penalizza non poco l’Italia. Quanto al turismo, pure indicato quale catalizzatore della crescita spagnola, sappiamo bene che su questo terreno non siamo secondia nessuno. E allora, qual è il vero segreto del Paese governato da Sanchez? Può bastare il minor costo delle forniture energetiche? Molto probabilmente no.
Alla base del successo spagnolo vi è un altro elemento che in Italia risulta pressoché indicibile: il buon funzionamento della macchina giudiziaria. Proviamo per un attimo a metterci nei panni di un investitore straniero. Se doveste scegliere una nazione d’Europa cui destinare i vostri capitali per avviare nuove sedi produttive, scegliereste un Paese come la Spagna, dove la media degli errori giudiziari(dati ufficiali) è di 2,9 casi l’anno, o uno come l’Italia, in cui questi “errori” sono in media 950 ogni anno? Stiamo parlando di circa 3 errori/anno in Spagna contro i quasi 1.000/anno in Italia. Qualcuno può credere che le multinazionali estere non conoscano questi numeri, quando devono decidere dove collocare i loro capitali? O che sia solo un caso se nel 2023 gli investimenti esteri volti ad aumentare la capacità produttiva e l’occupazione spagnola sono cresciuti del 12% rispetto al 2022?
E così mentre l’Italia, grazie a parlamentari coraggiosi come Pittalis e Faraone, è costretta ad istituire la Giornata nazionale per le vittime degli errori giudiziari, fissata al 17 giugno, la Spagna brinda, festeggiando il new deal dell’economia nazionale. Resta da domandarci a cosa sia dovuto un divario così macroscopico fra i risultati della magistratura spagnola rispetto a quella nostrana. Presto detto. La Spagna è uno dei tanti Paesi civili in cui i componenti del Consejo General del Poder Judicial (omologo del nostro Consiglio Superiore della Magistratura), compresi i magistrati membri, sono prescelti dalle Cortes, cioè dalParlamento, non dall’autoreferenziale logica internadelle correnti. L’Italia invece è l’unica, fra le nazioni cosiddette progredite, in cui l’articolo 104 della Costituzione stabilisce nel Csm la maggioranza assoluta dei due terzi di togati contro il solo, figurativo terzo di giuristi nominati dal Parlamento.
Il che significa che da noi il sano controllo incrociato fra poteri dello Stato, che altrove regge la democrazia e produce effetti salutari sull’economia, in pratica non esiste. Vale a dire che in Italia la magistratura giustamente può controllarel’operato di ministri e parlamentari, ma Camera e Senato, con il loro misero terzo di rappresentanti, non hanno alcuna possibilità di incidere dentro quella torre d’avorio che ha la sua sede blindata in Palazzo dei Marescialli. E quando osano attuare il potere legislativo (vedi la riforma sulla separazione delle carriere), scoppia il finimondo. Tutto questo, ovviamente, con buona pace della crescita economica e sociale del nostro Paese, mentre la Spagna, grazie a norme costituzionali eque e rispettose dei principi democratici, semplicemente vola.
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