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L’America si “allontana”: più deboli Europa e Italia

Ecco la disinvolta naturalezza del capo della Casa Bianca: niente adesione dell’Ucraina all’Ue e alla Nato

Freddo realismo al “Gruppo di contatto per l’Ucraina” a Bruxelles. Gli Stati Uniti non sono più “principalmente concentrati” sulla sicurezza dell’Europa. Così il Segretario alla Difesa degli Usa Pete Hegseth che precisa: “Dobbiamo concentrarci sulla sicurezza dei nostri confini”. Oltretutto il nuovo corso trumpiano se la deve vedere con un “concorrente alla pari”:la Cina comunista. Gli Usa stanno dando, per questo, priorità alla guerra di deterrenza con la Cina nel Pacifico. Quanto all’Europa, si vuole una Ucraina “sovrana e prospera”, ma a quali condizioni? Ecco la disinvolta naturalezza del capo della Casa Bianca: niente adesione dell’Ucraina all’Unione Europea e all’Alleanza Atlantica visto che, oltretutto, gli Stati che le danno vita dovranno portare il loro contributo al 5 per cento dei propri bilanci (la prima adesione è della Polonia forse perché sente più da vicino il fiato della ventilata aggressione da parte russa?).

PUTIN E LE LACRIME DI COCCODRILLO. Secondo Trump anche il vertice del Cremlino è “commosso e turbato” per le conseguenze della guerra che dura da 3 anni (si parla di due milioni di morti tra le due parti). Ma commozione e turbamento, per come sono andate le cose e continuano ad andare, appaionocrudele ipocrisia: un disumano sbeffeggiamento di fronte alla tragica realtà. L’intenzione di Putin è ridurre gran parte del Paese aggredito alla odierna, terrificante striscia di Gaza per opera di Netanyahu: devastazione a tutto campo. Si parla di pace quando tutto l’armamento bellico della Russia è stressato al massimo nella distruzione dell’Ucraina? Si sa quali sono le condizioni preliminari poste da Putin: la Crimea definitivamente tutta sua come il Donbass finora occupato. Poi niente scudi dell’Europa e della Nato in difesa di Kiev.

ANCHE TRUMP VUOLE LA SUA PARTE. Sùbito la pace di fronte a una guerra “insensata e ridicola” ha detto il capo della Casa Bianca ancora prima di insediarvisi per il nuovo mandato, non mancando il ricattatorio rinfaccio che gli aiuti americani a Kiev hanno superato i 350 miliardi di dollari. Ora Zelensky deve concedere le ucraine “terre rare” (equivalenti a 500 miliardi):quelle dotate di particolari risorse naturali (petrolio e gas) a un’America che ha bisogno anche di alluminio e di acciaio a sostegno delle attività industriali. Prima di attivare la diplomazia, Trump non aveva esitato a minacciare la Russia di pesanti sanzioni se non si fosse attivato subito il tavolo per la pace. Parole dette forse anche in buona fede che, però, il vento ha già da giorniportato via gelando il sangue degli ucraini quando, con sgomento,hanno sentito anche affermare che “un giorno il loro Paese potrà essere russo”.

EUROPA COLPITA AL CUORE. Le sedi di Bruxelles (Governo) e Strasburgo (Parlamento) appaiono paralizzate, incapaci di unavigorosa reazione al predominio dell’asse Trump-Putin con il Cremlino che rafforza l’intesa con Bielorussia, Corea del Nord, Iran e Cina che si vorrebbe perfino al tavolo della trattativa, per l’Ucraina, quando sarà ufficialmente aperto. Si va prefigurando l’assenza di Zelensky, della Commissione europea (Ursula von derLeyen) e dei Paesi che più si sono distinti a sostegno di Kiev aggredita 3 anni fa. L’obiettivo della “pace giusta e condivisa” appare perfino patetico alla luce di come le cose si vannopredeterminando. Si parla di contatti telefonici diretti fra Mosca e Casa Bianca. Ma se tutto sembra aprioristicamente già deciso, che senso ha parlare di “conferenza per la pace?”. Nulla di promettente dopo la Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Ora la parola è tornata a Parigi per il vertice straordinario promosso dal presidente Macron. Intanto si attende un altro summit a Riyad,Arabia Saudita.

NUOVA YALTA ALL’ORIZZONTE? La “questione Ucraina” fa pensare a uno scenario di ottanta anni fa. Dopo la seconda guerra mondiale, la “conferenza di pace” si svolse a Yalta, nella Crimea sovietica e oggi Ucraina, ma occupata e annessa dalla Russia di Putin. Era l’11 febbraio del 1945 quando Roosevelt, Stalin e Churchill si spartirono il mondo in zone di influenza. Però non garantirono la convivenza pacifica fra gli Stati.

PALAZZO CHIGI SPIAZZATO. Pesanti i riflessi, sull’Italia, per le posizioni che partono dall’ Ucraina ma che investono i nuovi assetti economici e la geografia politica che si vanno delineando.L’America trumpiana non ama l’Europa (e la punisce alzando i dazi). Di mezzo ci va l’Italia. In conflitto tra loro le 3 anime che guidano il nostro Paese. La premier Meloni deve districarsi fra la simpatia (solo captatio benevolentiae?) mostrata verso la Casa Bianca e il patto di lealtà con la Commissione europea che ha portato Raffaele Fitto alla Vice Presidenza. Inoltre la prima donna italiana a Capo del Governo si è sempre schierata, senza limiti di mezzi e tempi, per un accordo non dispiacente a Kiev. E ora che succede? Opposti atteggiamenti anche per i due Vicepremier.Tajani solidale con l’Ucraina e non solo per l’interesse alla ricostruzione dopo i bombardamenti russi. Salvini tifoso del putinismo e antieuropeo fino a sostenere “meno Europa in Italia e più Italia in Europa”: ultima acrobatica variante “meno Europa e più libertà”.

SOLIDARIETÀ PIENA A MATTARELLA. Il discorso da lui tenuto a Marsiglia, durante la laurea ad honorem, ha toccato i nervi scoperti della Russia odierna. Reazione sconsiderata quando si è rilevata la “natura simile” tra il nazista Terzo Reich che pensava di poter sottomettere l’Europa, con l’aggressione all’Ucraina che dura da 3 anni. E’ proprio vero che il putiniano “sonno della ragione” produce mostri. Sulla figura del Presidente della Repubblica, l’Italia ha ritrovato l’unità (con la sola eccezione del “rumoroso” silenzio di Salvini).

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