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Da Marina Berlusconi un nuovo manifesto liberale

Non una discesa in campo in chiave politica ma una chiara indicazione su una serie di obiettivi strategici

Da Marina Berlusconi un nuovo manifesto liberale

Stiamo passando paradossalmente dall’età dell’ansia a quella della inconsistenza. Marina Berlusconi fotografa l’Europa. E interpreta il Vecchio Continente tra modernità e decadenza, sulle antiche tracce di Baudelaire. La sua intervista sul Foglio non è semplicemente una divagazione culturale e dialettica. Ma indica una serie di punti cardinali della società italiana ed internazionale che fanno sicuramente riflettere ed argomentare.

Non una discesa in campo in chiave politica (mai dire mai, anche se troppi interessi economici e familiari la legano, al momento, altrove) ma una chiara indicazione su una serie di obiettivi strategici che non solo Forza Italia ma soprattutto il centrodestra italiano, nello scenario odierno, si può e si deve dare. Le sue parole hanno traiettorie sicuramente interessanti, in qualche caso anche alternative ai modelli di governo del presidente Meloni. Accenni critici tutti da soppesare. Prendiamo i diritti civili, una trincea sulla quale il confronto nel Paese diventa quotidianamente più aspro. La gestione dell’ immigrazione, innanzitutto, deve avere un altro passo.

Respingere ogni tipo di accoglienza, seguire un modello Trump più nobile, magari attraverso l’Albania, è, per la leader di Mondadori, lontano dalle dinamiche di un grande Paese occidentale. Così come sulla maternità surrogata, sull’etica di fine vita, sulle unioni civili, sullo ius soli bisogna interrogarsi da subito, proponendo soluzioni in linea con i tempi del cambiamento. C’è poi un richiamo forte alla capacità di governare e di non subire fenomeni globali che incalzano la classe politica europea e mondiale. Nessun Paese deve rifugiarsi nella propria solitudine. Serve, invece, un maggiore tasso d’Europa per una politica estera comune, per una difesa univoca, per il mercato unico dei capitali.

Realtà che sembrano, in questa fase, dimenticate anche alla luce di un nuovo tentativo di far deflagrare l’Unione attraverso le forze patriottiche presenti, ormai, un po' dovunque in Europa. Ma nell’ analisi a tutto tondo c’è spazio anche per gli Stati Uniti. Per la dittatura dell’algoritmo, dominata dai colossi del digitale e dai loro traffici online. Peruna nuova regia trumpiana che rischia di trasformaregli Usa da garante dell’ Occidente a rottamatore dell’Occidente. In questo senso, la nuova strategia dei dazie l’intesa sull’ Ucraina che si profila saranno le primeverifiche di questo sconcertante percorso.

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