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La riflessione

Napoli e Virgilio: un “mago” per amico tra segreti e leggende

La fama di cui il poeta ha goduto nel Medioevo per la sua cultura, il Palazzo degli Spiriti a Marechiaro, il suo sepolcro a Piedigrotta, sono l’origine di leggenda

Napoli e Virgilio: un “mago” per amico tra segreti e leggende

Castel dell'Ovo

A Napoli, si sa, la tradizione del mistero, della magia e delle leggende ha attraversato i millenni e perfino il poeta Virgilio - che qui ha soggiornato,ha scritto alcune opere ed è sepolto - è diventato nell’immaginario collettivo un “mago”. È accaduto in quel Medioevo meridionale in cui, intorno alla corte di Federico II di Svevia, si muovevano astrologi, matematici, filosofi, medici: una miscela di cultura latina, greca e araba intenta a scoprire, in un’atmosfera esoterica, i misteri della natura, della vita e del cosmo.

La fama di cui il poeta ha goduto nel Medioevo per la sua cultura, il Palazzo degli Spiriti a Marechiaro (un edificio romano in cui i pescatori raccontavano di udire declamare versi in latino, nottetempo, da una figura luminosa con in capo l’alloro e la cetra in mano), il suo sepolcro a Piedigrotta, vicino alla Crypta Neapolitana (quella galleria romana che attraversa la collina di Posillipo e che si racconta essere stata scavata da esseri sovrannaturali al suo servizio) sono l’origine di leggende, tramandate da scrittori e cronisti medievali, che trasformarono Virgilio da sapiente “Maestro” a conoscitore di misteriosi segreti, l’accesso ai quali non a tutti è concesso.

Molte sono le leggende che descrivono la sua conoscenza dell’arcano e il possesso di arti magiche. Una di queste racconta che Virgilio trovò nel suo orto una bottiglia in cui erano rinchiusi dodici diavoli che gli promisero di insegnargli la magia, se li avesse liberati. Il poeta accettò e, appresi tutti i segreti, li liberò. Un’altra vuole che egli trovasse uno “spirito” prigioniero in una bottiglia che,in cambio della libertà, promise di indicargli dove fosse nascosto il libro magico di Salomone.

Liberatolo, Virgilio vide crescere lo spirito a dismisura: era talmente alto, grande e vendicativo che poteva costituire un pericolo per gli uomini, per cui lo sfidò dicendogli che,ormai grande com’ era, non poteva più tornare nella bottiglia.Lo spirito gigante gli rise in faccia e, fattosi piccolo piccolo,rientrò nella fiaschetta. Virgilio, immediatamente chiuse la bottiglia e lo imprigionò nuovamente.

Un racconto quasi uguale si trova nelle “Mille e una notte”, dove però il protagonista è un pescatore. Sono davvero tantissimi questi racconti fantastici che interessano la figura “magica” di Virgilio. In particolare, e forse più di tante altre, si ricordano la leggenda di Castel dell’Ovo e quella della “Mosca d’oro”. La prima racconta che Virgilio pose un uovo in una bottiglia di cristallo, a protezione della città, nascondendolo nelle viscere del castello: finché l’uovo fosse rimasto intatto, la città sarebbe rimasta indenne da ogni attacco dei nemici. Ma non fu un talismano efficace, se pensiamo a quante dinastie si sono succedute nel governo del Regno di Napoli.

La seconda narra che il poeta chiese al nipote dell’imperatore Augusto, Marcello, che si trovava a Napoli e che era un appassionato cacciatore di uccelli, se preferisse un uccello col quale catturare tutti gli uccelli oppure una mosca che eliminasse tutte le terribili mosche che provenivano dalle paludi vicino Napoli. Marcello scelse una mosca che liberasse la città da quella piaga. Virgilio creò, allora, ricorrendo ad arti alchemiche, come racconta la leggenda, una mosca d’orogrossa come una rana che fu posta prima su una porta della città e poi, a mano a mano, sui vari castelli cittadini fino a che questa grande mosca d’oro allontanò tutte le vere mosche.

Ma un giorno, non si sa come, la mosca d’oro scomparve dal suo ultimo castello e le mosche tornarono. Questa metamorfosi di Virgilio in mago napoletano non fu, comunque, se ci pensiamo bene, una semplice distorsione della storia trasformatasi in racconto leggendario, ma altro non fu che l’esito di un dialogo plurisecolare tra cultura e sensibilità popolare. Attraverso le sue leggende, Napoli ha, codificato - come sempre ha fatto - ansie, speranze e identità, trasformando il poeta in un “genius loci” protettore.

E oggi Virgilio rimane il custode di un mistero che è insieme napoletano e universale: la capacità dell’uomo di riuscire a plasmare il mondo anche con il solo incanto della conoscenza, proiettandosi ai confini della realtà e oltre ancora. E in nessun luogo come a Napoli, tra il sepolcro di Piedigrotta e le acque di Castel dell’Ovo, questa promessa di eternità, pur tra le tante e quotidiane miserie umane, ci sembra a volte di sentirla, di respirarla e di toccarla con mano. 

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