Cerca

lettera ai lettori

Quando la pace dipende dall’esito di una guerra

La pace deve essere salvaguardata con fatti reali e non con chiacchiere

Ucraina, Zelensky: «Incontro con Trump non doveva andare così, ora sistemare le cose»

Cari amici lettori, in questi giorni, dopo la cacciata di Zelensky dalla Casa Bianca, la pace in Ucraina è all’ordine del giorno. Tranne che nelle parole di Papa Francesco, si aggiunge a pace un aggettivo che, nella maggioranza dei casi, è “giusta”. Ma “pace” è una parola che non ha bisogno di aggettivi: significa basta alle armi, alle distruzioni, alla morte di combattenti e civili. La pace è un bene in sé, anche se per ottenerla occorre sostenere dei costi. “Giusta”, al contrario, è un aggettivo molto vago, che assume significati diversi determinati dagli interessi e dalle intenzioni di chi lo impiega. La pace determina la fine di un conflitto, nato per un contrasto d’interessi: non può, quindi, non sacrificare gli interessi di una delle parti o di entrambe, sia pure in misura diversa.

La pace dipende dall’esito di una guerra, perché c’è chi la sta vincendo e chi la sta perdendo: è ovvio che chi la stia vincendo ottenga dei vantaggi a danno di chi la stia perdendo. Di solito, chi la vince smembra i perdenti e ne muta il governo: accadde all’Austria dopo la prima guerra mondiale, alla Germania dopo la seconda e più di recente alla Corea e alla Serbia. La Serbia è un caso da non dimenticare, poiché anche in quel caso fu attivamente impegnato unoschieramento, quello della Nato, e dall’altra parte un singolo stato, appoggiato dall’altro schieramento. I vincitori crearono con territori strappati al paese sconfitto un nuovo stato, purtroppo islamico, il Kosovo, comprendente le zone ove gli islamici erano in maggioranza; misero il presidente serbo in prigione, ove morì. Nessuno allora, in Occidente, si chiese se la pace era giusta. Qualcuno oggi può pensare che l’Ucraina, pur sostenuta da pesanti armamenti dagli Usa e dall’Ue, abbia vinto la guerra?

Sarebbe un sogno molto diverso dalla realtà. L’Ucraina ha perso. Gli effetti negativi della pace ricadranno quindi, necessariamente, sul governo di Kiev. Essi coincideranno con le ragioni per cui la guerra è iniziata: i territori russofoni, l’intenzione del governo ucraino di entrare nella Nato. Ovvio, quindi, che quei territori saranno liberi di entrare nella Russia, che l’Ucraina non entrerà nella Nato, che Zelensky sarà sostituito. Certo, si dovrà evitare che l’Ucraina perda territori storicamente suoi e comunque non russofoni e che Zelensky sia processato da un tribunale russo. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato è già stato escluso, ma la Russia vorrebbe che sia vietato in perpetuo: cosa assurda, perché nessuna convenzione umana è perpetua, ma se ne potrà discutere una durata minima. La pace non potrà essere giusta per tutti, ma si deve fare di tutto per renderla durevole.

A questo fine, si pensa a un presidio militare europeo: l’esperienza libanese ha tuttavia dimostrato, più e meglio dei casi analoghi, che queste “forze di pace”, pur costando quattrini, non servono assolutamente a niente. Molto più intelligente è il proposito di Trump di installare industrie occidentali che, oltre a contribuire alla ricostruzione del paese, siano di ostacolo a interventi aggressivi da parte orientale: deve trattarsi, ovviamente d’interessi palesi, concordati con patti internazionali, e non occulti come quelli della famiglia Biden. In conclusione, la pace deve essere salvaguardata, in futuro, con fatti reali e non con chiacchiere roboanti di retorica, come quelle che da tempo affossano l’Europa e che, quasi sempre, arrivano da leader ormi sorpassati, come il Macron incollato alla poltrona o lo Scholz in procinto di lasciarla. Queste importanti cautele debbono seguire la pace, non precederla. Se avete paura della parola “pace”, chiamatela tregua. Ma ciò che viene prima di tutto è la cessazione delle ostilità, che s’intenda definitiva. Pace, insomma, innanzitutto. Poi punto e daccapo, ove si discute di quel che dovrà accadere dopo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori