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La riflessione

La partita dell’Artico: nuove vie e vecchi errori

Russia e Stati Uniti, separati dai ghiacci, ma uniti dalla convenienza, stanno ridisegnando le regole del potere globale

La partita dell’Artico: nuove vie e vecchi errori

L’Artico si trasforma in una scacchiera geopolitica dove le pedine sono rotte navali, risorse minerarie e alleanze mutevoli. Russia e Stati Uniti, separati dai ghiacci, ma uniti dalla convenienza, stanno ridisegnando le regole del potere globale. Con 6.200 km di costa artica, la Russia domina la geografia delle vie polari.

La rotta del Mare del Nord, percorribile fino a 10 settimane l’anno, grazie allo scioglimento dei ghiacci, offre un’alternativa al Canale di Suez: 14.000 km in meno per collegare Asia ed Europa. Mosca investe 730 milioni di dollari entro il 2024 per potenziare porti e rompighiaccio nucleari, trasformando la rotta in un corridoio strategico.

Gli USA, con i 1.600 km dell’Alaska,replicano con pressioni su Canada e Danimarca. Obiettivo: accedere al Passaggio a NordOvest (conteso con Ottawa) e alla Groenlandia (autonoma ma sotto Copenaghen), dove si concentra il 20% delle terre rare globali. È una partita logistica, ma soprattutto di controllo sulle risorse. Il dibattito soffre di un errore terminologico cruciale:le terre rare (17 elementi) sono una cosa, i metalli strategici(litio, titanio, grafite) un’altra.

Leune e gli altri sono diventati oggi di fondamentale importanza per l’economia delle nazioniL’Ucraina, spesso citata per le sue risorse, possiede 485.000 tonnellate di litio (2da riserva europea) e 20 milioni di tonnellate di grafite, ma pochissimi giacimenti significativi di terre rare: eppure, media e politici -Trump in testa -continuano a confonderle a livello discorsivo.

La Russia, dal canto suo, controlla il 13% delle terre rare mondiali (soprattutto nella penisola di Kola e in Siberia) e il 40% delle riserve di palladio. Numeri che spiegano perché Washington, nonostante le sanzioni, stia trattando Mosca come interlocutore: nel 2023, il commercio bilaterale è cresciuto del 18%, trainato da nickel e titanio per l’industria aerospaziale.

Mentre USA e Russia iniziano a negoziare su questi argomenti di fondamentale importanza strategica, Bruxelles e l’Unione Europea dormono sulla miniera di Kvanefjeld (Groenlandia): 1,5 milioni di tonnellate di terre rare, sufficienti a soddisfare il 25% della domanda Ue fino al 2050.

Eppure, l’accordo Ue-Ucraina del 2021- presentato come rivoluzionario - riguardava principalmente alluminio e titanio, con appena il 3% di fondi destinati alle terre rare. «Abbiamo Norvegia e Islanda nello Spazio Economico Europeo, ma preferiamo elemosinare metalli ucraini», haaccusato un funzionario della Commissione.

Intanto, la Danimarca, che è membro Ue con il più grande giacimento inutilizzato, valuta partnershipassurde con aziende cinesi, mentre Parigi prova a infiltrarsi nei dialoghi USARussia come terzo incomodo. La sfida artica dimostra, insomma, che la geopolitica si nutre di interessi, non di ideologie.

Gli Stati Uniti, pragmatici, stanno ora trattando Mosca da pari perché serve. L’Europa, invece, continua a confondere retorica con strategia: mentre discute di transizione verde, lascia che altri controllino le risorse per realizzarla. Come riassume un diplomatico: “Il XXI secolo si deciderà al Polo Nord”.

Ma, per ora, l’Ue sta guardando la partita dal finestrino del suo furgone sgangherato e ritiene, con spocchioso senso di superiorità,di poter essere competitiva in una partita che non sa giocare perché è una sovrastruttura priva di collante politico e di solida visione di lungo periodo, infestata da una burocrazia inefficiente e da una pletora di ideologismi e di orpelli politicamente corretti che vivacchiano all’insegna della confusione. 

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