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L'opinione

La donna che vuole essere mamma va incoraggiata

Come si può demotivare una consigliera comunale incinta allo svolgimento del suo compito seppure non in presenza?

La donna che vuole essere mamma va incoraggiata

Davanti ad una denatalità in Italia in continuo aumento, di dichiarata volontà di voler onorare cariche rappresentative quantunque si viva un momento delicato della propria vita e, non ultimo, con scenari di rappresentanze femminili in politica ancora molto scarse come si può demotivare una consigliera comunale incinta allo svolgimento del suo compito seppure non in presenza?

Riassumiamo i fatti: a Treviglio giorni fa in Consiglio comunale, si votava una mozione sulla possibilità per consigliere incinte o per neo genitori di potersi collegare da remoto ai lavori consiliari. A tale ordine del giorno Silvia Colombo, portavoce di uno dei partiti di maggioranza, assimilando la gravidanza ad una malattia, affermava che il dovere della presenza in aula era prioritario e indicava quale soluzione la scelta delle dimissioni dalla carica politica.

Alle conseguenti votazioni la mozione è stata bocciata col risultato di creare grosse difficoltà o addirittura pericoli, a chi si trova in gestazione e vuole continuare rappresentare i propri elettori anzichè ritirarsi. Sono seguite grosse polemiche e titoli a caratteri cubitali su organi di stampa e social.

A questo punto è intervenuto il partito nazionale che ha condannato le dichiarazioni dell’incauta consigliera. Quest’ultima, vistasi criticata, ha rassegnato le sue dimissioni affermando di essere stata strumentalizzata da chi mostra di proteggere la rappresentanza femminile solo per scelte opportunistiche. Una attenta analisi della vicenda lascia parecchio sconcerto in quanto dai tempi della pandemia in poi tutto si fa a distanza. Silvia Colombo ha paragonato, invece, la volontà di una neo mamma di chiedere la partecipazione a distanza alle riunioni collegiali quale declassamento del ruolo politico, cioè una scelta irrispettosa degli elettori; pertanto, a suo parere, meglio dimettersi.

Tali farneticazioni arrivano addirittura da una donna. Mi verrebbe, pertanto, da chiederle se, essendo lei madre di due bambine, quando era incinta ha declinato ogni altra attività o occupazione. Le difficoltà della gravidanza possono essere tante ciò non toglie che, come avrà lei stessa e tutte noi donne lavoratrici sperimentato, se si possono superare con l’aiuto di modalità che tutelano lo stato gravidico permettono una vita piena di interessi ed impegni. La già difficile e, ormai, rara condizione delle donne che decidono di essere mamme va incoraggiata non scoraggiata né strumentalizzata. Peggio, poi, che a farlo sia una donna.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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