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Con uno scatto d’orgoglio l’Europa “ritrova” la strada

Il pensiero, calmo e netto, di Mattarella su Kiev: «Una pace basata sulla prepotenza non durerebbe a lungo»

Ucraina, Zelensky: «Incontro con Trump non doveva andare così, ora sistemare le cose»

Per nostra fortuna, non tutti i “Trump” vengono solo per nuocere. L’agguato che l’autocrate americano di derivazione repubblicana ha teso, con la violenta complicità del suo vice Vance, al derelitto presidente ucraino Zelensky, ha terremotato gran parte del “globo terracqueo” almeno per un po’ di giorni: il tempo necessario perché le vicende, che hanno visto il capo del Cremlino e quello della Casa Bianca compiacersi vergognosamente l’uno dell’altro,venissero riguardate più da vicino e dal di dentro soprattutto in base alle conseguenze che hanno determinato. L’euforia iniziale ha incominciato così a calare e oggi potrebbe riprendere attualità quella che anticamente si bollò come “vittoria di Pirro” (275 a.C.): una vittoria che potrebbe far più male al vincitore che al vinto…

REAZIONI A KIEV. La capitale ucraina accoglie il proprio leader, gli si stringe intorno e non vuole che lasci l’incarico. A sua volta Zelensky ritrova energia e fiducia; scrive a Trump per riprendere il colloquio così malamente interrotto, ma soprattuttoper ribadire che non si può parlare di Ucraina senza l’Ucraina; ritesse la tela dei rapporti con capi di Stato e di Governo; non si stanca di ricordare a tutti chi è l’aggressore e chi l’aggredito; riceve nuove forme di solidarietà per giungere a una pace giusta eduratura; e visto che la solidarietà “davvero solidale” non può essere ridotta a un’espressione verbale, gli aerei da contrasto e combattimento inviati dalla Francia di Macron continuano aperlustrare giorno e notte il cielo dell’Ucraina.

REAZIONI A WASHINGTON. In America i primi soffi di un “vento contrario” a quello del primo mese dal ritorno alla Casa Bianca. Il 147esimo Presidente al secondo mandato, decide d’impeto i dazi per Canada, Messico e Cina: passano poche ore e sospende la sua decisione, ma l’idea stessa dei dazi ha disorientato le Borse da Milano a Francoforte agli Stati Usa, con perdite consistenti in poche ore; la Corte Suprema interviene sui fondi per l’Agenzia Sviluppo e ordina di pagare (2 miliardi di dollari) le ditte che hanno già compiuto il lavoro; in Senato Mc Connell contrasta apertamente decisioni presidenziali (“se si fosse votato a scrutinio segreto -scrive il Washington Posti no sarebbero stati numerosi”); sconcerto di famiglie, insegnanti e studenti per l’abolizione del Dipartimento, o Ministero, dell’istruzione mentre la Casa Bianca si vanta di aver eliminato “il controllo sui nostri figli”; litigio anche con Elon Musk: prima gli è data carta bianca sui licenziamenti di migliaia di dipendenti federali, poi marcia indietro “al pensiero che i magistrati avrebbero parlato di decisione illegale”. Ultima uscita trumpiana (o solo la più recente?): minacce di sanzioni a Mosca, per correggere sùbito il tiro con un “Putin è pronto a concordare la tregua e sarà più generoso di quanto previsto”.

L’EUROPA IN CAMPO. Il maltrattamento riservato, nello Studio Ovale, da Trump e Vance a Zelensky fino alla pretesa di indurlo alla resa senza condizioni, ha smosso molto le acque del Vecchio Continente che sembrava rassegnato alla passiva accettazione degli eventi provocati dall’aggressione putiniana. L’Inghilterra stavalutando il superamento della Brexit per rientrare nell’Unione dei 27; anche la Norvegia vuole ora farne parte, mentre la Turchia di Erdogan si dice pronta a “schierare truppe in Ucraina se necessario”. Da Strasburgo a Bruxelles, ai summit in Europa e fuori, la diplomazia è stata molto attiva. La presidente dell’Unione von der Leyen ha fatto approvare 800 miliardi, in 4 anni, perché l’Europa appronti e un apparato difensivo completamente autonomo, reso necessario dopo l’abbandono del sostegno Usa (militare e nucleare insieme). Non è mancata, tuttavia, la crepa nell’unità decisionale, per il no urbaniano, quando si è votato il sostegno a Kiev contro Putin. Prende corpo l’idea di togliere il diritto di veto, sulle decisioni fondamentali, ai singoli Statimembri dell’Unione. 

L’ITALIA DA PALAZZO CHIGI AL QUIRINALE. Riarmo o organizzazione di strutture difensive autonome sostenendone i relativi costi? La Presidente Meloni avverte che, nonostante le schizofrenie trumpiane, senza l’America non si va da nessuna parte “se non nelle braccia di Putin” Quindi scudi difensivi in proprio. E i suoi due vice? Tajani invita alla calma e a non schierare tifoserie; Salvini fa un brindisi con la vodka a si dice pronto per andare al più presto a Mosca (è davvero questa la patria ideale per i salviniani patrioti italiani?). Dal Giappone il pensiero, calmo e netto, del Presidente Sergio Mattarella su Kiev: ”Una pace basata sulla prepotenza non durerebbe a lungo”. Quella della Russia di Putin all’Ucraina di Zelensky è stata un’aggressione “in violazione delle regole del Diritto Internazionale, delle Carte dell’Onu, di ogni regola di coesistenza fra i Popoli e gli Stati”.Conviene inviare soldati italiani in Ucraina? “Non è ancora tempo per parlarne o prendere decisioni”.

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