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L'opinione
13 Marzo 2025 - 10:35
Superato l’8 marzo, restano i problemi delle donne. Una delle ragioni per cui la festa ha un senso è che può essere assunta come data di riferimento per fare il punto sulla condizione femminile. Per limitarci al lavoro, direi che è giusto sottolineare anche qualche buona notizia.
A fine 2024, su 428 mila occupati in più rispetto a fine 2023, più della metà sono state donne. Il tasso di occupazione femminile è cresciuto di circa 0,9 punti percentuali rispetto al 2023, a fronte di un incremento molto più modesto (0,4%) dell’occupazione maschile. Ben 90 mila, poi, sono state le nuove occupate nel Mezzogiorno. Naturalmente, le tendenze congiunturali sono una cosa, i gap strutturali sono un’altra. Al riguardo, si deve purtroppo sottolineare che il tasso di occupazione delle donne resta di poco superiore al 50% (53,5), contro il 71,1% dei maschi.
L’Italia è distante circa 13 punti dalla media Ue, mentre la condizione delle donne del Sud è addirittura inquietante. Malgrado un aumento nettamente più marcato dell’occupazione femminile, pari a circa 1,4 punti percentuali, il tasso della macroarea meridionale resta bassissimo: 37,2%. La differenza del Sud con gli occupati del Nord è di circa 15 punti per gli uomini, 25 per le donne. C’è da impegnarsi per tutti i due generi, insomma, ma le potenzialità di crescita sono ancora maggiori per le donne del Sud, che devono essere messe in condizione di poter accedere al mondo del lavoro.
È fondamentale, perché ciò accada, che si espanda la base produttiva meridionale, ma che vengano anche a cadere pregiudizi e restrizioni di ogni tipo che, a tutt’oggi, continuano a discriminare le donne del Sud aspiranti lavoratrici. Basti pensare alle considerevoli differenze retributive che tuttora persistono in tantissime attività, tra donne e uomini del Sud, pur a parità di mansioni. Bisogna promuovere strumenti di politica attiva del lavoro che favoriscano l’occupazione di tante giovani e meno giovani.
Cercando di ridurre il numero di Neet, persone che non studiano né cercano lavoro, che per oltre la metà sono donne. L’occupazione femminile rappresenta una delle leve fondamentali per la crescita culturale, oltre che economica, del Mezzogiorno. Occorre che il Governi continui e rafforzi le politiche finalizzate a incrementarla, ma anche che le istituzioni territoriali prmuovano, a loro volta, strumenti che abbiano lo stesso obiettivo generale, magari calandoli maggiormente sulle esigenze e le necessità specifiche espresse dalle diverse aree.
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