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Il riarmo europeo e le politiche disarmanti

Le prime mosse di Donald Trump stanno sparigliando non solo gli equilibri economici ma, soprattutto, la stabilità degli assetti politici mondiali e nazionali

Il riarmo europeo e le politiche disarmanti

Giorgia Meloni

Le prime mosse di Donald Trump stanno sparigliando non solo gli equilibri economici ma, soprattutto, la stabilità degli assetti politici mondiali e nazionali. In Italia, finora, si è andati avanti, in questa legislatura, senza particolari problemi. Il centrodestra al governo tra squilli di fanfara e l’opposizione pronta a contrastare tutto, in ogni sede, in ogni momento, convinta che il gioco del contrario fosse l’unica arma politica da consumare, giorno dopo giorno.

Poi, arriva il tema del riarmo europeo e tutto sembra esplodere. In maggioranza, la Lega sviluppa i suoi distinguo e lo stesso ministro Giorgetti, notoriamente compassato, esprime la sua ferma contrarietà. Governo, quindi, diviso e con visioni diametralmente opposte a Roma come a Bruxelles. Mentre la Meloni, mossasi fin qui con intelligenza, si ritrova a mezza strada tra il conservatorismo continentale ed il formale assenso alla linea trumpiana.

Nell’opposizione, invece, saltano tutti i tappi del dissenso. Nel Pd, senza sviluppare su un tema delicatissimo nemmeno un incontro della segreteria o della direzione, la Schlein opta in Parlamento per un voto di astensione e il gruppo, inevitabilmente, si spacca. Sono in 10 a non eseguire la linea della segreteria che oggi minaccia di approfondire il confronto interno attraverso un congresso che chiarisca, finalmente, le linee strategiche del partito.

E mentre i 5 Stelle provano ad interpretare, senza troppo successo, il ruolo dei pacifisti, si cerca di recuperare un denominatore comune con la manifestazione di piazza del Popolo, individuando nel Manifesto di Ventotene la bussola sulla quale muoversi. La manifestazione ideata da Michele Serra per molti versi riesce. Il mondo del cinema, dello spettacolo, della politica recuperano comuni assonanze, c’è sana partecipazione ma la realtà è che ognuno partecipa con il suo Dna, con le sue idee, con le sue bandiere ideologiche e, quindi, con analisi difformi.

Siamo un Paese che, in poche settimane, deve ora ritrovare la maturità delle sue scelte, senza lasciarsi andare al solito teatrino mediatico. Non c’è più spazio per il minuetto delle posizioni pretestuose. C’è un treno europeo che corre veloce e noi, purtroppo, siamo nelle ultime carrozze, confinati in un ruolo secondario. Bisogna restare disperatamente legati al convoglio europeo, recuperando la nostra identità, costruendo una nuova fase continentale, sufficientemente agile e competitiva in un confuso panorama mondiale.

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