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Lo straniero

Quando tre napoletane guardano Napoli da Parigi

Alla fine della loro visita le mie tre amiche hanno compreso meglio perché ho lasciato Parigi per Napoli

Quando tre napoletane guardano Napoli da Parigi

Per sottolineare le stranezze del “mondo a parte” di Napoli, ricorro spesso al paragone con il modo di vivere in altre città. Così, quando un’amica napoletana mi ha detto che, per il suo compleanno, sarebbe andata a Parigi insieme a due amiche, mi sono offerto di farle da Cicerone, visto che anche io ma anche un’occasione per osservare le mie amiche nuotare in altre acque, che non siano quelle del Golfo di Napoli, con altri pesci!

E anche per attutire i rapporti spesso spiacevoli con i parigini. Perché, se Napoli è speciale, la gente è cordiale ed accogliente verso gli stranieri, al contrario di Parigi, dove si è meno “speciali” ma più “antipatici” come l’hanno scoperto da sé le tre napoletane! «Se qualcuno cede il posto ad un anziano nella metropolitana, stai certo che si tratta di un africano», mi hanno fatto notare.

Tutti si precipitano ad accaparrarsi il posto migliore senza lasciare spazio al minimo rapporto umano. L’espressione italiana “fare quattro chiacchiere” si traduce in francese con il dispregiativo: “tailler le bout de gras – letteralmente affettare un pezzo di grasso”: un modo per dire che non si ha di meglio da fare che perdere il proprio tempo a parlare di niente. Bisogna sempre essere di fretta e mostrarsi occupati per poter dire di far parte della società a pieno titolo.

Benché sia di moda tra i francesi criticare gli americani, la loro logica dello status sociale non è così diversa. A Parigi si può in effetti osservare una larga classe media di cui lo status sociale incide sui rapporti umani. Lo strato più alto di questa classe media vive nella paura di essere declassato e quello più basso calpesterebbe i suoi simili pur di avanzare nella scalata sociale. L’azienda cosmetica francese l’Oréal, che io conosco bene, basa le sue assunzioni e gestisce il personale facendo leva sul dare titoli altisonanti e differenziando molto i salari. In linea con il suo slogan: “Perché io valgo!”.

La “meritocrazia” sancita dalle “grande scuole” nel sistema francese, piuttosto che dalla nascita, ti permette di salire la scala sociale. Al contrario di Napoli, dove le classi sociali, sono ben definite e relativamente stabili e non-sono così competitive tra loro.

Quando si nasce “barone”, ci sono ottime possibilità che lo si resterà per tutta la vita, e quando i suoi genitori fanno parte del popolo, è poco verosimile che non se ne esca… almeno per vie legali. Perciò quelli che vogliono riuscire se ne vadano via! Anche la classe media di Napoli è votata a restare al suo livello iniziale in quanto tra le sue file si annovera un numero esiguo di imprenditori.

Questa classe è composta per la maggioranza da professori, avvocati e medici, tutti operanti nella loro zona d’interesse e quindi parlando solo l’italiano… e il napoletano. Ne consegue uno stato di immobilismo di cui tutti sono coscienti. La si condanna pure spesso ma non si mettono in campo azioni per invertire la tendenza. Per la paura di sconvolgere gli equilibri secolari, che in un certo senso fa parte dell’idiosincrasia di Napoli dove tutti hanno un posto: o una sedia, o una poltrona, o uno sgabello, quanto meno una postazione stabile.

Napoli è senz’altro un mondo a parte, un mondo di bellezza, e un mondo caloroso, ma è anche un mondo stretto e centrato su sé stesso che non progredisce. Poiché malgrado l’egoismo della sua gente, la condizione sociale migliora più a Parigi di quanto non lo faccia a Napoli, perché esistono delle leggi che vanno in questo senso e le si fanno rispettare.

Al contrario di Napoli dove leggo ogni settimana sulla stampa locale di come si siano risolti i problemi storici, invece di affrontarli. La miseria sociale, così come la camorra, flagella in effetti la città oggi come ieri. “Il paese della cuccagna” non è tanto cambiato in 125 anni e per quanto vedo io “Il mare non bagna Napoli” nel 2025 per quelli che non sono soci di qualche club a Posillipo o a Santa Lucia.

Di ritorno al loro ovile, le mie amiche testimonieranno che nonostante la mancanza di relazioni umane, la vita a Parigi si rivela meno ingiusta di quanto non lo sia a Napoli. Malgrado il suo essere pretenziosa, Parigi le ha sedotte con la sua internazionalità da città universale, piena di opportunità, che contrasta con la loro città. Detto ciò, siamo tutti concordi che preferiamo Napoli che sa meglio di Parigi creare un legame indistruttibile con la gente. Alla fine della loro visita le mie tre amiche hanno compreso meglio perché ho lasciato Parigi per Napoli… a 67 anni.

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