Tutte le novità
spigolature
01 Aprile 2025 - 09:27
J.D. Vance alla Conferenza di Monaco
Il nuovo vertice della Casa Bianca non lo manda a dire, ma si fa vanto di dirlo in prima persona con tutta la possibile, irresponsabile sfrontatezza. Vance, vice Presidente Usa: “Odio l’Europa e mi ripugna salvarla”. Trump gli dà subito ragione con un “gli europei sono degli scrocconi e dei parassiti. Debbono restituire all’America gran parte delle risorse finanziarie che ci hanno succhiato”. Come reagire con personaggi investiti, almeno sulla carta, di grandi responsabilità pubbliche di portata internazionale? Si potrebbe pensare, almeno dall’insediamento a Washington a oggi, a quei personaggi di cui si dice che cento ne fanno e che, se tutto va bene, almeno una forse l’azzeccano. Personaggi di cui la rivista The Atlantic, con sede a pochi passi dalla Stanza Ovale, pubblica (come sfida a Trump) le chat contenenti i messaggi e i piani militari per l’attacco agli Houthi (con conseguenze che, a questo punto, potrebbero essere catastrofiche, lungo il canale di Suez, per le stesse truppe americane).
I DAZI E LA SVOLTA. Domani, 2 aprile, giorno della verità o “della liberazione dell’America?”. Trump dice che tutte le merci che vorranno raggiungere i mercati Usa, debbono sottostare a tariffe “permanenti” del 25 per cento. Di fatto, però, sarà un negoziato con chi offrirà “concessioni significative”. In sostanza,occhi puntati “solo su chi è disposto a darci qualcosa di grande: altrimenti chiusura totale”. Massima severità specie “per tutti i veicoli prodotti fuori dagli Stati Uniti”. Prime conseguenze al solo annuncio: giù Wall Street con chiusura in rosso prima della nota ufficiale mentre Giappone, Corea del Sud e Cina in nome del “libero scambio globale”, difendono i propri commerci e investimenti. È ormai guerra commerciale. Il presidente Sergio Mattarella definisce i dazi “inaccettabili” sostenendoopportunamente che “occorre reagire con autorevolezza e determinazione”.
PIOGGIA DI DRONI SU KIEV. La tregua dei 30 giorni non è più nemmeno un’ipotesi. Rientrata anche l’idea dei livelli pensati per difendere l’Ucraina: Caschi blu dell’Onu sul fronte est con la Russia, forze europee a ovest a tutela della logistica, per kiev garanzie americane e della Nato in caso di nuove aggressioni. Niente di tutto questo. Putin continua nei massacri e più vanno per le lunghe i negoziati, più lui attua il criminale piano di espansione. Di fronte a questa strategia, c’è un Trump che si compiace con se stesso perchè “sono l’unico che può fermare la guerra: Putin non è un tipo cattivo, non vuole invadere l’Europa, mi merito il Premio Nobel per la pace come venne dato a Obama”. Ma quanta credibilità può avere Trump se, subito dopo, dice di essere molto arrabbiato con Putin perché “non vuole la pace” e se la prende anche con Zelensky perché “non molla le terre rare”. Di fronte a un personaggio così ballerino e mutevole, l’attivismo pro Ucraina anglofrancese-inglese-tedesco aveva indotto la presidente della Commissione europea von der Leyen a presentare il piano degli 800 miliardi (regolarmente approvato con il dissenso dei sovranisti putiniani) che partiva da ReArm (in italiano “Riarmare”) per diventare “Prontezza 2030”.A sua volta Giorgia Meloni partecipava a Parigi al summit dei 31 Paesi “volenterosi” ribadendo però il no a invio di armi al confine ucraino (“gli stivali sul terreno”),fedele al suo mantra “senza un’intesa con gli Stati Uniti non si combina niente”; senza difesa unitaria l’Europa sarà come una “comunità hippie” (sterile, giovanilistica e inconcludente protesta dei “figli dei fiori”). Nuovi incontri a maggio e giugno (vertice Nato all’Aja) mentre si confida, per un minimo recupero dei valori di democrazia e civiltà, nel giorno di Pasqua festa religiosa sia cattolica che ortodossa.
GROENLANDIA CONTESA. Per l’isola più grande al mondo, da una parte Trump e Vance, dall’altra usando toni diversi Russia e Cina. Con una dimensione 7 volte più grande dell’Italia e 60 mila abitanti, la Groenlandia ha una posizione strategia per il passaggio artico, le rotte di navigazione e i diritti minerari. Trump e Vance (in visita con la moglie) non usano mezzi termini: ”La Groenlandia ci serve per la pace sociale. Abbiamo bisogno di avere, qui, una maggiore presenza militare”. Il vicepresidente americano non risparmia accuse alla Danimarca che non sarebbe in grado di “tutelare gli interessi occidentali”. Per questo o l’isola “ci viene ceduta spontaneamente”, oppure “ce la prendiamo con la forza”. Molto piccata la reazione del ministro danese Rasmussen che preannuncia una forte resistenza. Territorio autonomo, la Groenlandia è stata a lungo parte della corona danese. Il sovrano di Danimarca è di fatto il Capo di Stato dell’isola “grande e strategica”. Anche il neoeletto premier groenlandese Jens Fredrik Nielsen è apertamente anti trumpiano: ”Gli Usa esercitano pressioni inaccettabili, ma non ci avranno”.
CAPELLI O LIBRO? Succede anche questo. La giornalista Lavinia Orefici pone a Romano Prodi una domanda, che gli sembra banalmente provocatoria, sul concetto di proprietà privata come apparirebbe nel Manifesto di Ventotene. L’ex premier le tira una ciocca di capelli. Un gesto bonario e un po' paternalistico? No. ”Mi ha tirato i capelli come a scuola si tirano le orecchie a un somaro”, afferma risentita l’intervistatrice. La politica si divide:un atto sessista o garbatamente amichevole come può essere tra un nonno (Prodi 85 anni) e una nipote (Lavinia 39). Che sia necessario un referendum? No. Alla stessa domanda Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera dei Deputati, risponde: ”Io avrei regalato all’incauta intervistatrice un bel libro sulla storia del Manifesto e di Ventotene…”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo