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Lettera ai lettori

Dall’Unione Europea agli Stati Americani

Secondo un’opinione corrente, l’Europa sarebbe la patria della democrazia, un po’ come Atene nell’antica Grecia

Dall’Unione Europea agli Stati Americani

Aristofane

Cari amici lettori, secondo un’opinione corrente, l’Europa sarebbe la patria della democrazia, un po’ come Atene nell’antica Grecia. In realtà, però, la sedicente democrazia ateniese, peraltro controllata da Pericle, durò pochi anni, la diarchia spartana un millennio, senza notevoli contrasti interni.

Del resto, se leggiamo Aristofane, Tucidide e Platone, appare chiaro che la democrazia ateniese aveva più potenza che rispetto della libertà. Oggi si pretende che la democrazia europea si opponga all’autocrazia russa. Mi sembra, in verità, che quest’opinione si fondi più sulla supponenza che sulla realtà. Molti sono i sintomi che convalidano il mio punto di vista. Salta agli occhi, ad esempio, che in Ucraina non si siano tenute elezioni a causa della guerra, mentre, nonostante la guerra, gli elettori delle zone controllate dalla Russia sono stati regolarmente chiamati al voto.

A parte l’Onu, del resto, l’Unione Europea è la struttura più totalitaria, inefficiente e dannosa che ci sia nel cosiddetto mondo libero. Nell’ultimo anno, poi, i Paesi dell’Unione hanno dato molte prove di violazione dei principi democratici per opera di gruppi politici in accordo con la magistratura. In questo è stata, per la verità, preceduta dagli Usa, laddove i democratici hanno condotto una guerra giudiziaria, clamorosamente fallita, contro Donald Trump.

Allo stesso modo la sinistra italiana, con il decisivo sostegno della magistratura, ha perseguitato Berlusconi, Salvini e altri esponenti della destra, anche qui provocando, per reazione, l’andata al governo di Giorgia Meloni (che i magistrati di sinistra considerano pericolosa perché non ha scheletri nell’armadio che consentano loro di metterla fuori gioco) e dei suoi alleati. Ben più diffusi ed evidenti sono stati i sintomi della degenerazione europea in quest’ultimo mese.

Questa settimana alla violazione della volontà degli elettori romeni e tedeschi, di cui ho già trattato due settimane fa, si è aggiunta quella di Francia e Turchia. In Francia, dove Macron continua a comandare, legittimamente ma senza il sostegno del popolo, la magistratura ha estromesso dalla politica attiva Marine Le Pen, il politico apprezzato dal maggior numero di francesi. Questo, probabilmente, perché il suo partito, come la destra romena e tedesca, è contrario alla guerra ucraina, alla quale Macron tiene tanto a partecipare. La decisione non è piaciuta a molti, persino a sinistra.

In particolare Musk, che esprime il parere del governo Usa, ha visto in questo fatto la conferma dell’inaffidabilità dell’Europa comunitaria. L’altro caso è l’atteggiamento dittatoriale di Erdogan in Turchia. Egli ha fatto incarcerare il capo dell’opposizione, con pretesti che tuttora non appaiono chiari, provocando la protesta di centinaia di migliaia di cittadini, che continuano a scendere in piazza nonostante le persecuzioni poliziesche. La Turchia non fa parte, è vero, dell’Unione, ma è membro influente della Nato, altra espressione dei pregiudizi occidentali.

Come si può tifare contro chi si ritiene uno Zar e a favore di chi vuol essere un Sultano? E per questa Europa noi dovremmo mandare nostri concittadini a combattere per uno Zelensky sostenuto soprattutto da milizie che sventolano bandiere con la croce uncinata? Non abbiamo già buttato troppi euro per armare queste milizie e subito un drammatico aumento del costo della vita per le stupide sanzioni contro la Russia? Non va.

Io sono per Dio, Patria e Famiglia. Valori questi che sono apprezzati in Russia ma non in Europa, dove sono state perfino rifiutate le radici giudaico cristiane della nostra cultura, mentre crescono il sostegno ai nemici musulmani e l’antisemitismo. Forse dovremmo cominciare a prendere in considerazione l’idea di passare dall’Unione Europea a quella degli Stati Americani, per ritrovare le nostre tradizioni e liberarci da questa chesta diventando un’oppressione insopportabile.

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