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Carte da viaggio

La favola musicale di una Napoli popolare

Roberto De Simone ha saputo misurarsi col tempo andato. Trattenendolo, ingessandolo. Capace di percepire che il tempo si ferma e giace nelle cose

La favola musicale di una Napoli popolare

Roberto De Simone

La favola musicale di Roberto De Simone si interrompe qui, a 91 anni, dopo una vita spesa tra ricerche e madrigali. Un gigante della cultura musicale napoletana, un protagonista capace di costruire percorsi inediti attraverso la profondità di un’analisi sempre attenta e puntuale, rivolta verso le tradizioni del passato.

La memoria come identità. Senza viaggiare su questa superficie incerta chiamata modernità. Quella curiosità indisciplinata e irrefrenabile che lo portava nelle campagne della provincia per registrare antichi canti contadini e devozionali che rischiavano di essere dispersi.

L’esigenza di disegnare la propria memoria all’interno delle memorie collettive. E una lucidità di pensiero costante utile ad esprimere la complessità delle proprie idee. De Simone è stato uno straordinario genio della cultura. Le sue ricerche sull’espressività popolare napoletana e campana sconfinano indiscutibilmente nell’antropologia culturale, disegnando uno dei più interessanti temi legati all’ arcipelago dei suoi interessi: la rivisitazione di opere sacre e teatrali intrecciate alla tradizione della scuola musicale napoletana.

Viveva, insomma, la paura dell’oblio, la dimenticanza come oscuramento di un passato che diventava imperscrutabile. Nella solitudine di ogni intellettuale sapeva bene che la partita delle note e delle idee, delle passioni e della ragione resta sempre aperta. E la sua ipnotica, rabdomantica capacità di affrontare percorsi ineditisegna la nascita di nuove proposte di musica popolare, elaborando una nuova teatralità delle sue esibizioni.

Una storia infinita ed allegra che culmina con “Masaniello“ (1975), “La Gatta Cenerentola“ (1976), “L’Opera Buffa del Giovedì Santo“ (1980), “Le cantatrici villane“ (1998). Solo per tratteggiare un breve archivio. Quell’intima connessione tra testo e scrittura resta l’architrave della sua splendida frenesia. Roberto De Simone, nella cornice dei suoi interessi, ha saputo misurarsi col tempo andato. Trattenendolo, ingessandolo. Capace di percepire che il tempo si ferma e giace nelle cose.

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