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lettera ai lettori

Più che dazi e armi, la grande “Gatta”

De Simone è stato la più grande espressione della cultura napoletana del Novecento

Addio a Roberto De Simone, pilastro delle tradizioni partenopee

Roberto De Simone

Cari amici lettori, questa settimana i media ci assordano con la questione dei dazi di Trump. Io non nego che ci siano dei problemi, ma non è la terza guerra mondiale. I problemi dell’Europa, che ormai sappiamo non essere una democrazia, non ha neanche un autocrate come Putin o Trump, solo sbiadite figure, incapaci di un reale o almeno verosimile progetto politico. L’insorgere dei problemi relativi ai dazi ha avuto persino un effetto positivo, quello di relegare nell’ombra i pazzeschi piani di riarmo.

Gli europei, non più coccolati da Washington, potrebbero addirittura convincersi a normalizzare i rapporti con la Russia, rimuovendo le sciocche ed inutili sanzioni che ricordano quelle “inique” patite dall’Italia al tempo della guerra d’Etiopia. Inique sanzioni che, fra l’altro, furono fra i motivi che indussero Mussolini alla disastrosa alleanza con la Germania nazista. I miei pensieri, però, non riescono a concentrarsi sui problemi internazionali, in una settimana nella quale l’evento più triste e grave mi appare la scomparsa di un grandissimo napoletano, Roberto De Simone, deceduto domenica scorsa nella sua abitazione di Via Foria.

De Simone è stato, infatti, la più grande espressione della cultura napoletana del Novecento. Egli ha scavato nel glorioso di passato di questa cultura, ripresentandolo come nuovo a una grande massa di cittadini, che, pur conservandolo nel profondo dell’animo, più non l’avevano nella loro consapevolezza. Principale, ne non unica delle sue creazioni, fu la “Nuova compagnia di canto popolare”, per mezzo della quale divulgò il suo capolavoro: La Gatta Cenerentola.

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