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L'analisi
11 Aprile 2025 - 10:56
Da sinistra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Vincenzo De Luca
Troppo spesso i tempi della politica sono stati dettati da quelli della Giustizia. La fine della Prima Repubblica coincise con inchieste contro la corruzione ma soprattutto contro il finanziamento illecito, reato amnistiato negli anni precedenti, precisamente nel 1989, che di fatto fu un vero salvacondotto per l’ex Pci diventato nelle more Pds dopo la caduta del Muro, che, come è noto, aveva ricevuto sussidi dal Partito comunista sovietico.
I tempi sono tutto o quasi in politica, un po’ come la matematica se si tratta di contare i suffragi ai partiti in questo bipolarismo forzato. L’elenco è lungo, basterebbe passare in rassegna gli episodi principali che hanno scandito discese in campo, ritiri, ridiscese in campo e ancora ritiri dall’agone politico. L'avviso di garanzia notificato attraverso un noto quotidiano a Berlusconi durante il vertice sulla corruzione a Napoli, la successiva caduta del suo governo o le dimissioni da ministro della Giustizia di Mastella, contestuali all'arresto (domiciliare) della moglie Sandra e di esponenti dell'Udeur.
L'elenco potrebbe continuare all'infinito, fino ad arrivare alla sentenza del dicembre scorso, quella del Tribunale di Catania nei confronti del ministro Salvini, assolto dal reato contestato di sequestro di persona per la vicenda open arms, ed ancora l’affaire Santanchè, ministro del Turismo sotto inchiesta e (quasi) sotto processo. La sentenza di mercoledì della Corte Costituzionale dà torto al Governatore campano che nel novembre scorso aveva fatto partorire dal Consiglio regionale una legge che gli avrebbe dovuto consentire la terza eleggibilità consecutiva.
Ma le lancette del tempo corrono e quasi sembrano chiedere il permesso a Themis, dea della Giustizia. Sia chiaro, un’anomalia tutta italiana e mai risolta per colpa di una politica debole e, probabilmente, cinicamente opportunista. De Luca ha governato, molto ha gestito, e come tutti i capitani di lungo corso il bilancio della sua opera in Campania finisce per confondersi con la forte personalità e con un potere pervasivo e l’aura di onnipotenza. Programmazione e gestione hanno corso il rischio di sovrapporsi, non c’è stata foglia o iniziativa che in Campania non sia stata controllata dalla Giunta De Luca.
De Luca uno e trino (presidente con interim della sanità e dei trasporti), De Luca maggioranza, De Luca opposizione, quando si trattava di “picchiare” il gruppo dirigente del Pd. Un uomo capace, molto capace, colto, dalle grandi capacità amministrative e tanto altro. Ma pur sempre un uomo, con le debolezze e quella voglia di non mollare mai, perché si sa, “o cummanna’ e’ meglio…”.
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