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l'opinione
13 Aprile 2025 - 09:01
La sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la legge elettorale campana che avrebbe consentito il terzo mandato all'attuale presidente apre una riflessione sul rapporto tra potere, tempo e democrazia. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: il ricambio nella guida delle istituzioni non è un atto formale, ma un’esigenza fisiologica del sistema democratico.
Il limite ai mandati consecutivi (due e non più di due) non è una punizione per chi governa, ma una garanzia per tutti: per chi si candida e per chi elegge. È il tempo che impone il passo, che misura la durata legittima di un’autorevolezza. E quando quel tempo si compie, la democrazia chiede il conto. Perciò lo scenario che dovrà aprirsi, in Campania, come in Veneto, è quello di una nuova stagione politica. Le figure uscenti, con tutto il loro peso e la loro impronta, lasceranno il campo e la sfida sarà duplice: da un lato costruire leadership credibili; dall’altro conquistare la fiducia dei cittadini, offrendo visioni nuove e aggredendo davvero i problemi, senza cadere nella facile retorica dell’anti-sistema.
Si dovrà partire, dunque, da scelte politiche coraggiose: affrontare la crisi della sanità pubblica, ridurre le diseguaglianze territoriali e sociali, investire seriamente in istruzione, lavoro e ambiente. Ed è proprio qui che il quadro si fa più complesso. Perché se la Costituzione tutela il ricambio, i partiti faticano ad accompagnarlo davvero. Troppo spesso il rinnovamento si esaurisce in una sostituzione di nomi, mentre restano intatti i meccanismi di cooptazione, gli equilibri interni, le logiche di auto-conservazione.
È anche per questo che milioni di persone hanno smesso di votare: non perché disinteressate alla cosa pubblica, ma perché si sono convinte che alla fine nulla davvero possa cambiare. Se il limite al terzo mandato è un invito al rinnovamento è altrettanto vero che senza una cultura del cambiamento nei partiti questo vincolo rischia di diventare un’occasione mancata. La democrazia, dopotutto, non è il potere che si conserva, è il potere che si restituisce. E oggi, più che mai, c’è bisogno che qualcuno sia davvero disposto a farlo.
*vicepresidente del consiglio comunale di Napoli
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