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IL NOSTRO POSTO
16 Aprile 2025 - 09:47
Il governatore Vincenzo De Luca
Il resto di niente, o quasi…. La stagione di Vincenzo De Luca, con tutte le sue tantissime ombre e pochissime luci, è ormai definitivamente archiviata. Che cosa resta adesso a sinistra? Il tentativo, sempre più cinico, di organizzare, con piglio manageriale, un pacchetto elettorale. Un tentativo che francamente appare pure patetico, da qualsiasi angolo lo si guardi.
Da quello di De Luca che - all’esito della decisione della Corte Costituzionale di bocciare la sua “leggina” - non sembra ancora consapevole, e comunque non accetta, sia di essere stato messo fuorigioco con un piano concepito dalla sua stessa parte politica, sia di aver perso ogni potere contrattuale nell’istante stesso del “clic” che ha lanciato il comunicato con la notizia della fine del sogno del terzo mandato. Un atteggiamento persino comprensibile se non fosse per il fatto che De Luca prova a recuperare briciole che lui stesso ha fatto cadere dal tavolo, con un’azione “triste” - passatemi il termine - che, in fondo, offende la storia di un uomo ormai alle soglie degli ottant’anni, amministrativamente incapace certo, ma a cui bisogna riconoscere anche un indubbio coraggio politico.
Nel frattempo, dal lato della sinistra, si assiste al solito consumato gioco di puro opportunismo, che ha un unico obiettivo: intercettare consensi, a qualunque costo. Insomma, dopo mesi e mesi in cui Pd e sinistre varie hanno lavorato per sgretolare il futuro di De Luca, ora fingono di concedergli l’onore delle armi - beninteso a condizione che resti fuori dal campo largo - per rosicchiare, a costo zero, ciò che rimane delle sue armate clientelari, del sistema di potere costruito negli ultimi dieci anni. È questa, neanche tanto in fondo, l’essenza più autentica del “rinnovamento” di cui si riempiono la bocca.
L’ennesima versione di quella “doppia morale” che abbiamo tante volte denunciato, espressione di una visione della politica come luogo di mera mercificazione finalistica della cosa pubblica. Parliamo insomma di chi continua a far finta di cambiare perché nulla cambi, di chi prova disperatamente a ricostruirsi una verginità politica, di chi fa degli intrighi e delle strategie elettorali l’unico scopo della sua azione. A questo punto mi chiedo, da cittadino prima ancora che da rappresentante delle Istituzioni: è mai possibile che si riduca a questo l’attività politica?
Può essere mai accettabile uno schieramento che alla fine, forse, riuscirà pure a mettersi d’accordo, ma che si muove esclusivamente per tenere in vita l’apparato che ha affossato la Campania, immaginando un semplice maquillage? Non è certo quello che merita la nostra regione, non è questo quello di cui hanno bisogno i nostri cittadini. Non possiamo più consentire che i campani continuino a pagare il prezzo di una gestione che ha precipitato il Nostro Posto sul fondo delle classifiche italiane ed europee per occupazione, sanità, trasporti, qualità ed aspettativa di vita, diritto alla casa, welfare, tutela dell’ambiente. Anzi, sono proprio questi dati ad imporre di voltare pagina per chiudere per sempre il capitolo della peggiore amministrazione regionale che la storia ricordi.
Ed a questo il centrodestra sta lavorando da tempo, con idee chiare, volontà, energie e professionalità, selezionando donne e uomini capaci di risanare, rilanciare e ridare dignità alla Campania. Perché, a differenza della sinistra, agiamo da squadra, consapevoli del fatto che la scelta del nostro candidato sarà il frutto di una decisione serena e condivisa, partita da tempo dai territori e che troverà sintesi a livello nazionale.
Ma soprattutto consapevoli che ciò che conta davvero è il benessere dei cittadini, la difesa e la crescita della nostra regione, di cui conosciamo necessità ed esigenze perché viviamo tra la gente, sappiamo quali sono le criticità da affrontare e come agire per risolverle, quali le leve da azionare per il rilancio, potendo finalmente muoversi sulla scia dell’azione straordinaria del Governo nazionale, grazie alla spinta fondamentale per il Sud, della Lega e del vicepremier Matteo Salvini. A partire da un Piano regionale per il lavoro e la formazione, più che mai necessario in una terra in cui il lavoro continua ad essere una chimera e dove c’è bisogno di restituire futuro e speranza ai nostri giovani, sempre più in fuga dalla Campania.
Esattamente come dobbiamo subito dar vita ad un piano per la sanità, prima di tutto quella di emergenza e prossimità, per restituire ai cittadini un diritto ridotto ad elemosina. Senza contare il lavoro altrettanto necessario per rifondare completamente il trasporto pubblico locale e, in generale, per riattivare e potenziare i servizi per i cittadini, i grandi assenti di questi ultimi dieci anni. Insomma, non guardiamo al passato perché il nostro dovere è lavorare già per la Campania che verrà: una terra in cui i diritti tornino ad essere garantiti.
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