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L’INTERVENTO
17 Aprile 2025 - 08:21
Il Presidente Usa Trump ha sospeso per tre mesi i dazi reciproci annunciati il 2 aprile, riducendoli dal 20 al 10%. Restano, tuttavia, in vigore quelli al 25% su auto, acciaio e alluminio. In tal senso, la decisione della Commissione Ue di sospendere i controdazi annunciati a carico di merci importate dagli Stati Uniti risulta sorprendente, soprattutto in considerazione che la misura era stata decisa come risposta ai primi dazi del 25% fissati da Trump.
L’Unione Europea, insomma, per ora preferisce traccheggiare, e non è detto che la mossa sia sbagliata, soprattutto perché l’andamento di Borsa e mercati finanziari potrebbe costringere il vertice della Casa Bianca a fare ulteriori passi indietro.
Altra cosa è l’andamento della produzione industriale italiana. L’ultimo dato disponibile è di febbraio. Per il venticinquesimo mese consecutivo si registra una diminuzione su base annua (-2,7%), per di più ribadita anche a livello congiunturale (-0,9% nel confronto mensile). Gli unici settori in crescita sono alimentari, legno e carta, mentre precipitano, tra un minimo di -9,7% e un massimo di -14%, comparti come macchinari, mezzi di trasporto, tessile e abbigliamento. Cuore della crisi è l’automotive, con i picchi negativi produttivi di Stellantis che generano un effetto a catena su una serie di comparti collegati.
Qui a pesare sono i ‘dazi’ europei, non certo quelli americani. Il divieto di vendere auto a benzina e diesel già dal 2035 non è gestibile dal sistema automobilistico continentale senza forti ridimensionamenti produttivi, di stabilimenti e organici.
È qui che si può cambiare, dando un contributo per arginare la grave crisi della produzione manifatturiera. Sul fronte Usa, invece, la minaccia dei dazi potrebbe essere fatta rientrare, se non altro per ragioni di logica elementare. I prodotti del made in Italy dell’alimentare e dell’abbigliamento, nonché le stesse auto di lusso vendute negli Stati Uniti, infatti, non sono in competizione con imprese endogene. Nessuno negli Usa realizza questa merce, considerata di lusso e molto richiesta dai consumatori americani.
Quando parliamo di made in Italy, ci riferiamo tra l’altro anche all’industria meridionale, presente con diverse eccellenze in questi comparti. Una delle risposte alla crisi del manifatturiero, oltre che per una revisione di ideologismi e integralismi di Bruxelles, passa per una estensione dei mercati di sbocco, dall’India ai Paesi asiatici. Con le imprese del nostro Sud, auspicabilmente, tra i protagonisti del nuovo corso.
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