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L’OPINIONE
17 Aprile 2025 - 08:29
Con un annuncio, tutto sommato, poco enfatico rispetto a quello che viene diffuso per iniziative molto più limitate, il Comune di Napoli ha comunicato l’inizio dei lavori per il prolungamento della linea tranviaria fuori terra, da piazza Municipio a piazza Vittoria ed infine a piazza Sannazaro.
In contrasto con il consueto grande clamore e grancassa mediatica che accompagnano le inaugurazioni di ogni stazione della metropolitana, con interventi di sindaco e autorità civili e militari, riprese televisive ed in alcuni casi anche buffet ristoratore. Eguale la linea comunicativa per ogni avvio di cantiere di riqualificazione stradale.
In questo caso, invece, un semplice comunicato condito da una dichiarazione dell’assessore Cosenza e via così. Eppure si tratta di una opera che, pur costituendo il ripristino di una vecchia infrastruttura del passato, si inquadra bene nel contesto attuale, sia in termini della realtà socioeconomica sia in termini della modernizzazione energetica e tecnologica.
Rifacimento di una linea tranviaria storica, la mitica numero 1 , che collegava la città da San Giovanni a Teduccio a Bagnoli, costeggiando il mare di Napoli lungo via Marina, la Riviera di Chiaia e nell’area flegrea correva accanto agli stabilimenti dell’Ilva.
Oggi quel tram del passato risponde perfettamente alle esigenze di mobilità dell’utenza cittadina, dalla periferia verso il centro e viceversa. Va poi detto che il contesto paesaggistico e monumentale del percorso aggiunge una caratteristica particolarmente ricercata e gradita dalla utenza turistica certamente aumentata rispetto agli anni addietro.
In aggiunta a tutto ciò va considerata in positivo la tipica velocità del mezzo tranviario che, per la dovuta protezione di sede e di percorso, scavalca facilmente il traffico urbano. Inoltre dal punto di vista ambientale, la trazione elettrica è certamente meno inquinante, meno costosa e quindi preferibile specialmente in un contesto ad alta intensità urbana come l’area napoletana.
Ora, se tutti questi elementi positivi accompagnano la ‘linea tranviaria del mare’, come oggi si vuole ribattezzare, sorge spontanea la domanda: ma perché? Per quale scellerato motivo è stata negli anni abbandonata e smantellata? Poiché non si può addebitare la colpa ad un solo soggetto, è evidente che la responsabilità di questa follia è della politica cittadina che in nome della furia progressista pensò bene di sradicare la ottima rete tranviaria della città a favore della circolazione su gomma.
Forse il motivo della mancata enfasi nella comunicazione dell’avvio dei lavori deve ricercarsi proprio nell’imbarazzo del Sindaco di oggi di dover ammettere uno dei più grandi fallimenti del centrosinistra a Napoli.
Emerge con chiarezza nel momento in cui si ripristina la linea tranviaria improvvidamente soppressa, la responsabilità di una classe dirigente che per trent’anni ha sottoposto la città ad una affannosa e gravosa coesistenza con eterni cantieri che hanno comportato congestione perenne, addirittura crolli di palazzi storici, dissesto freatico con sofferenza del sistema arborea nella villa comunale, oltre ad uno sperpero di 900 milioni (!) di euro per lavori, ancora non completati per realizzare, alla fine la Linea Metropolitana 6: bella ma inutile e costosa, inaugurata con grande clamore mediatico, ma ancora oggi a funzionamento intermittente e quindi inaffidabile per l’utenza.
È così che il ‘tram del mare’ diventa lo specchio di una gestione politica ed amministrativa miope, senza respiro di programmazione, ma tendente alla moltiplicazione della spesa pubblica fine a se stessa… se non peggio.
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