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LETTERA DAL PALAZZO
18 Aprile 2025 - 11:13
Camera e Senato cercheranno di non farsi trovare impreparati alla elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Per due volte consecutive il Parlamentò è stato “costretto”, non riuscendo i partiti a trovare un accordo sul nome del candidato al Quirinale, a designare il presidente uscente, prima Giorgio Napolitano e, poi, Sergio Mattarella.
Napolitano, in verità, dopo due anni ha rassegnato le dimissioni, mentre Mattarella sembra intenzionato ad esercitare per intero il proprio mandato, per tutti i quattordici anni. Tra le forze politiche, tuttavia, è largamente diffuso il convincimento che, prima o poi, anche lui dovrà lasciare.
Per questo già circolano i nomi di coloro che potrebbero succedergli. Tre sono i nomi che circolano con maggiore insistenza nei palazzi del potere e tra essi c’è un nome nuovo che non era stato fatto, quello dell’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio. È pur vero che sostenendo la separazione dei poteri egli si è inimicato i magistrati, ma difendendo il provvedimento governativo ha acquisito i favori di Giorgia Meloni che avranno un peso non indifferente nella scelta del candidato al Quirinale, quale leader del partito che attualmente detiene la maggioranza relativa.
Gli altri due candidati sono, ormai da tempo, Mario Draghi e Pierferdinando Casini. Draghi è il candidato per eccellenza e potrebbe essere votato sia a destra che a sinistra, nonostante l’ostilità di Salvini e della sua Lega. La sua elezione sarebbe accolta con molto favore in Europa e restituirebbe all’Italia il prestigio perduto.
Ha un solo difetto: quello di essere troppo perfetto e di attirare l’invidia di chi, nel segreto dell’urna potrebbe assumere il ruolo del franco tiratore, riservandogli la sorte che fu a suo tempo di Romano Prodi. L’altro candidato è Pierferdinando Casini che ha dalla sua parte l’aver già ricoperto un ruolo istituzionale come presidente della Camera, se dovesse prender piede l’iniziativa di dar vita ad una formazione di centro cattolico, Casini, che si definisce “l’ultimo democristiano” avrebbe da giocare con le sue carte.
Senza contare che in questi anni, ha “studiato” la presidenza della Repubblica, badando a non inimicarsi né il centrodestra né il centrosinistra, e mantenendosi equidistante come fosse al di sopra delle parti ogni volta che tra le due coalizioni si è giunti allo scontro. Queste che abbiamo formulato, ovviamente, non sono che ipotesi condizionate dalla volontà dei partiti di affrontare una questione delicata come la nomina di un nuovo Capo dello Stato e di Sergio Mattarella che non appare intenzionato a lasciare la poltrona che occupa al Quirinale.
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