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Lettera ai lettori
23 Aprile 2025 - 09:12
Papa Benedetto e Papa Francesco
Cari amici lettori, la morte di Papa Francesco, anche se facilmente prevedibile, ha suscitato una commozione universale e, credo, sincera. Mi unisco a questa commozione per la scomparsa di un uomo che si è mosso con bontà e comprensione in un mondo difficile, mai rinunziando a un sacrosanto appello per la pace.
Come voi ben sapete, il Papa, in quanto Capo della Chiesa Cattolica, è anche il Re del piccolo Stato Vaticano. Si tratta, però, di un sovrano elettivo, com’erano i diarchi di Sparta e gli imperatori dell’Europa medievale, anche il suo ruolo di rappresentante di Cristo in terra, pur se suggerito dallo Spirito Santo, è dovuto alla scelta del Conclave, il congresso dei cardinali.
Questo non ci consente di proclamare “È morto il re, viva il re”, come potevano gli inglesi acclamare Carlo III alla morte di Elisabetta II, poiché non possiamo sapere chi sarà il nuovo Papa. Ogni previsione, dunque, è azzardata; noi possiamo esprimere solo auspici, simpatie, ma non pronostici. Certamente anche il nuovo Papa andrà incontro a grosse difficoltà.
L’Europa ha colpevolmente degradato la religione cattolica (e cristiana in generale), sostituendola con quella del vitello d’oro. Fu questa forma d’idolatria, con la sua grande potenza terrena, a costringere Papa Benedetto a rinunziare alla lotta. Oggi, più che mai, occorre un mediatore fra la terra e il cielo, che sia però più vicino a quest’ultimo.

La mia opinione, ovviamente, vale uno zero. Io credo, in ogni modo, che, come per millenni al soglio è stato eletto da appartenenti al popolo più cattolico, così debba accadere ancora. Oggi i cattolici più numerosi e più in crescita sono in Africa. Oltre le statistiche, lo dimostra la presenza, sui nostri altari, di un numero sempre crescente di sacerdoti color cioccolato. Sarebbe normale, quindi, l’elezione di un pontefice di razza africana.
Fra questi, spicca il cardinale Robert Sarah che io apprezzo molto, come gran parte dei miei lettori. Egli è noto perché, come la maggior parte dei cattolici africani, la pensa più come Benedetto che come Francesco. D’altronde, le profezie ci dicono di un Papa nero.
Io credo che intendessero “nero” per il colore della pelle, negro cioè, come io ho ancora il coraggio di dire (non è un epiteto insolente), e non per l’appartenenza all’ordine gesuitico, come si è pensato per Francesco. L’unico inconveniente è che la Santa Sede si debba poi spostare altrove, perché il Papa nero sarebbe l’ultimo Papa romano. Questo purtroppo è possibile.
Non perché sulle rive del Tevere arrivino i cosacchi, ma perché, se l’Europa continua la sua folle politica filoislamica, a Roma sarà presto imposta la sharia e il Papa dovrà spostarsi altrove, com’è già avvenuto in passato. Sulle rive del Tevere andranno i beduini con i loro cammelli, diversi dai cosacchi ma certo non migliori di loro.
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