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lo straniero

La funicolare del monte Faito e le Vele di Scampia

Quanto più mi sento napoletano, tanto più soffro

Funivia del Faito, cade cabina: 4 vittime e un disperso

È impossibile non amare Napoli. Sarebbe come non amare un bambino dotato di bellezza, gentilezza e senso dell’umorismo perché qualunque cosa faccia sbaglia. Napoli ne è la prima vittima, ne è ben consapevole pure se fa finta di non saperlo, giocando al pagliaccio proclamando nella sua stampa che traina l’Italia a dispetto della realtà. Ma al di fuori della famiglia, a Milano o a Torino, la si tratta come un’incapace, mentendo a sé stessi nonché agli altri.

Il primo articolo del “Roma”, dedicato alla tragedia del Faito, titola: «De Luca: Manutenzione una settimana fa», «Rigore negli accertamenti»: una dichiarazione preliminare del governatore della Regione che lo libera da ogni responsabilità… prima di andare più a fondo. La sua foto espressiva vi guarda bene in faccia con un’aria sconvolta; lui si pone come al solito sostenendo di aver compiuto perfettamente il suo dovere. Le sue qualità da commediante farebbero ridere se non fosse che ci sono stati quattro morti e un ferito grave! Che qualcuno abbia firmato il rapporto di manutenzione tecnica della cabinovia non c’è alcun dubbio. Una sorta di “autocertificazione” rilasciata a seguito dei controlli triennali ad opera di un ufficio esterno.

Nonostante sia chiaro che gli accertamenti non sono stati fatti bene o non sono stati fatti del tutto visto che ci troviamo davanti a due errori gravi. Si è rotto il cavo di trazione da un lato e il freno di emergenza della cabina a monte non è scattato dall’altro lato. Sempre troppo vestito per paura di prendere freddo, il sindaco di Napoli ha espresso profondo cordoglio a nome “del suo personale” e della città metropolitana. Anche lui, non ha agito come avrebbe dovuto per quanto riguarda le Vele di Scampia che ha fatto finalmente sgomberare. Fatto con la solita aria compassionevole, il suo emozionante discorso cercava di far dimenticare che l’intervento è stato fin troppo tardivo.

Sin dall’ottobre 2015, esiste negli archivi dei suoi uffici un rapporto richiesto dal precedente sindaco Luigi de Magistris che metteva in guardia sul pericolo crolli insito nella Vela Celeste. La sua raccomandazione di sgombero è restata lettera morta anche durante il mandato di Manfredi. Un atto ulteriore denunciava l’immobilismo delle istituzioni in un luogo diventato il simbolo di Gomorra e del degrado di Napoli. Così facendo si arriva al crollo di lunedì 22 luglio 2024 che provocò 3 morti e 11 feriti, tra cui 7 bambini. È soltanto al cedimento di un ulteriore crollo di un solaio fatiscente nella Vela rossa che Manfredi ha finalmente proceduto allo sgombero dei residenti. Se io fossi il genitore di una di quelle vittime avrei sporto una denuncia contro il sindaco così come tempo addietro hanno fatto gli abitanti di un palazzo crollato il cui fu l’ingegnere all’inizio della sua carriera.

Nell’attesa, sembra che stia per procedere ad una terza installazione di fronte il Municipio, dopo quella di Pistoletto e di Pesce. In questo modo aggiungerà un po’ di arte concettuale al popolo di Napoli a: la sua ignoranza: l’istituto di statistica dice che il 60 % degli studenti napoletani hanno gravi difficoltà in italiano. Italo Svevo afferma che il popolo triestino educato al dialetto non sarebbe stato in grado di elaborare un pensiero seppur poco complesso, nella lingua italiana. la sua sottomissione alla religione: che fa accettargli le ingiustizie che subisce sulla terra. La Chiesa napoletana è una delle più ricche al mondo a fronte di uno dei popoli tra i più poveri. il Lotto: un altro modo per fargli credere al miracolo senza lavoro e al ricorso all’usura come prassi ancora attuale. Per non parlare dell’emozione a cui il popolo è sempre sensibile, sulla quale il presente sindaco fa molto bene leva.

La formula ha funzionato a più riprese. Ripercorriamone due relativamente recenti in cui il popolo napoletano si è comportato a dispetto del buon senso:

1°) Quando nel 21 decembre 1799, il re Borbone Ferdinando IV fugge come un vigliacco lasciando il popolino a difendere la città, quel popolo rimise il re reazionario al suo posto a discapito deigiacobini che hanno fatto loro del bene tra l’abolizione della feudalità, il miglioramento della pubblica istruzione e la limitazione del peso del clero. I dirigenti della Repubblica partenopea furono giustiziati e i privilegi ristabiliti con il ritorno del re.

2°) Nel 1946, si vota con un referendum per scegliere fra Monarchia e Repubblica. Napoli avrebbe dovuto scegliere la Repubblica ancora di più che il resto dell’Italia dopo la sua esperienza con il regno di Savoia che precisamente ritiene i meridionali come degli incapaci a seguito della “Inchiesta Saredo”. Invece il popolo di Napoli sceglie la Monarchia. Questo umore popolare farà la fortuna di Achille Lauro che diventerà sindaco, facendo leva più sull’immaginario collettivo che sui programmi amministrativi. Allora, può darsi che i napoletani eleggeranno Manfredi per la seconda volta. Quanto più mi sento napoletano, tanto più soffro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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