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Le tre donne nel Dicastero dei vescovi: gesto significativo

Il Dicastero, per suo volere, dal 2022 è composto anche da tre donne

Le tre donne nel Dicastero dei vescovi: gesto significativo

Avrebbe potuto fare di più dicono in tanti a proposito di Papa Francesco e delle donne nella Chiesa ed è vero ma molto più di qualcosa lo ha fatto. Troppo poco? Vero anche questo ma volgendo un attimo l’attenzione al percorso verso una reale emancipazione della cultura paritaria laica verifichiamo che la lentezza e l’incompletezza sono caratteristiche comuni. Si potrà obiettare che non è il caso di fare paragoni ma è pur vero che registrando un’inspiegabile lentezza nel processo di equiparazione uomo donna nelle leggi della nostra Repubblica come si può puntare severamente il dito contro l’apparato conservatore per eccellenza che è la Chiesa e contro il suo rappresentante supremo?

Per dirla in breve, se ancora la donna deve scontare un’arretratezza culturale che, troppo spesso, la relega a ruoli secondari rispetto a quelli occupati dagli uomini un po' dappertutto, come poteva un Papa far sì che, in meno di quindici anni, nella Chiesa le donne occupassero ruoli e funzioni uguali a quelle degli uomini? Papa Francesco ha sempre creduto nelle grandi capacità intuitive, organizzative e manageriali delle donne esternando questa consapevolezza in ripetute “battute” tra il serio e il faceto facendone, poi, materia di un libro dal titolo emblematico “Sei unica” che è tutto una lode alle qualità muliebri. Ed è passato anche ai fatti con le tante nomine apicali di donne a ruoli che, fino a qualche anno fa, era una pazzia pensare potessero essere svolti da donne.

Il Dicastero per i vescovi, per suo volere, dal 2022 è composto anche da tre donne. Potrebbe sembrare una vera incoerenza che l’essere sacerdoti o vescovi sia riconosciuto solo agli uomini ma, poi, nella “commissione” che esamina le nuove candidature all’episcopato ci siano, da circa tre anni, anche tre donne. E, invece, ancorchè un’incoerenza questa scelta la si deve leggere come un significativo segno di apertura della Chiesa verso l’universo femminile. Immedesimandoci nel conservatorismo della Chiesa non è assolutamente una “cosa” minuscola che i vescovi abbiano dovuto accettare che anche tre donne esaminassero meriti e demeriti di nuovi candidati.

Allo stesso tempo non è una bazzecola che a capo del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata, dallo scorso anno, ci sia una “gonna” anziché con dei “pantaloni”. La fatidica domanda è: quanto ci vorrà per avere diacone e sacerdote? Forse ancora secoli o, forse, ciò non succederà mai se è vero che ci si appella al fatto che gli apostoli erano solo uomini.

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