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La riflessione

Il Patto Pd-M5S piange ma Conte alza la posta

Da tempo nelle cronache politiche figura il “modello Napoli”

Il Patto Pd-M5S piange ma Conte alza la posta

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi

Da tempo nelle cronache politiche figura il “modello Napoli”. Diceva Giovanni Ansaldo, mitico direttore del “Mattino”: «In un titolo Napoli trascina sempre». È stato un fatto normale, di curiosità da parte dei non addetti, chiedersi cosa stesse a rappresentare di interessante e originale  questa sigla.

Difatti chi l‘ha attribuita al lancio promozionale di un nuovo tipo di calzatura, chi a una speciale creazione della sartoria partenopea. Nessuno però ci ha preso: dietro questa sigla si è cercato alle elezioni comunali di Napoli nel 2021 di nascondere una clamorosa operazione di trasformismo politico con la innaturale alleanza tra Pd e M5S per governare insieme la città. Innaturale? Non si può dire diversamente.

Nelle consultazioni politiche del marzo del 2018, in cui si ebbe il clamoroso successo nazionale del Movimento di Grillo, Napoli fu la “roccaforte” italiana dei pentastellati con il massimo dei consensi. Qui presero 230.649 voti, il 52% dei votanti, rispetto ai 110. 570 voti, cioè il 24,6% del loro esordio del 2013. Di contro il Pd si dimezzò con 62.528 voti, il 14.2% dei votanti a fronte dei 112.611 del 2013.

Una disfatta senza precedenti, dovuta a unaimplacabile campagna elettorale dei grillini, a un processo quotidiano al Pd per decenni di potere incontrastato al Comune di Napoli e responsabile di un fallimentare consuntivo. Si partiva da Bagnoli, la madre di tutti i flop di sinistra, per finire alle periferie, che Bassolino, nel programma amministrativo del 1993, promise di liberare da degrado ed emarginazione. Sappiamo poi com’è finita, con un nulla di fatto.

Alla distanza, quella operazione trasformistica delle “convenienzeparallele” sta portando a una scomposizione politica, a un marasma nella sinistra. È vero che le ideologie non contano più come un tempo, però restano le idee che contribuiscono a far valutare meglio le cose. Il “campo largo” è saltato per gliinconciliabili giochi di squadra. È resa dei conti in seno al Pd e tra Pd e M5S a Nola, Marigliano, Giugliano, in grossi centri dell’area metropolitana.

Ha voglia il sindaco Manfredi a minimizzare, dicendo che questi sono casi locali. Forse per i suoi troppi impegniistituzionali, nella Settimana Santa gli sarà sfuggita l’intervista, apparsa mercoledì 16 aprile sul “Corriere del Mezzogiorno”, a Gilda Sportiello, parlamentare e coordinatrice cittadina del M5S. Che alza la posta e dice chiaro chi deve comandare oggi in Campania.

La giornalista Simona Brandolini domanda alla Sportiello: «Il modello Napoli funziona perché Gaetano Manfredi ne è il garante?». Risposta: «Il modello Napoli nasce dalla volontà di dare un’alternativa alla città e dal Patto per Napoli dovevano arrivare le risposte ai cittadini. È stato un lungo lavoro sui temi. Manfredi ne è il giusto interprete, quindi è il sindaco che ha il nostro sostegno».

In tutto questo, il fatto grave è che l’alternativa c’è stata, eccome! Ma il M5S l’ha fatta con il Pd, di cui aveva detto peste e corna, salvo poi allearsene. Questa si chiamaalternativa? Questa è la parodia dell’alternativa. E poi, che significa: «È il sindaco Manfredi che ha il nostro consenso?».

Cioè il Pd e gli altri non contano più nulla? A contare ora è sempre e solo il Movimento? Troppe le anomalie, le discordanze, i contrasti per far sì che resti ancora in piedi un’alleanza così ibrida, di volta in volta da verificare. Il crescente nervosismo registrato in vista di tornate elettorali suppletive lo conferma.

Il modello Napoli, il patto tra M5S e Pd piange ovunque. Si stanno rimescolando le carte. Con l’Elevato Grillo, parlante o sparlante, fate voi, “uno valeva l’altro” oggi,invece, con il “Sopraelevato abusivo” Conte, c’è solo uno al comando. La cui brama di potere è talmente ossessiva che, quando fu “cacciato” da Palazzo Chigi per inadeguatezza, invece di andarsene a casa a riflettere sui tanti errori commessi, si fece apparecchiare un tavolo da mercatino rionale per annunciare la sua discesa in campo. Carlo Calenda ha sbagliato a dire che il M5S va cancellato: solo la democrazia può darci questi “fuoriclasse”.

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