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L’INTERVENTO
08 Maggio 2025 - 21:37
La mobilità ed il trasporto merci. Il sistema della mobilità commerciale, nel nostro Paese, è caratterizzato da un profondo sbilanciamento a favore del trasporto su strada che copre il 62,4% del movimento merci interno con raggio d’azione superiore a 50 chilometri.
È quanto emerge dal Conto Nazionale dei Trasporti da cui si rileva che dal 2015 ad oggi la modalità di trasporto su gomma è andata progressivamente crescendo nell'ambito del traffico totale di merci con vettori nazionali. E ciò, nonostante la modalità stradale sia quella meno sicura e a maggior impatto ambientale.
In Italia, infatti, secondo gli ultimi dati AciIstat, si verificano sull'intera rete viaria nazionale poco più di 166mila incidenti con oltre 3mila morti e 225mila feriti. Inoltre, ben il 14,3% dei veicoli commerciali circolanti nel nostro Paese non è catalitico, con un'età media di 19 anni. Non a caso, il traffico su strada, è responsabile del 92% di tutte le emissioni di anidrite carbonica (28% trasporto merci e 64% trasporto passeggeri) prodotta dal solo sistema dei trasporti.
Si tratta di una situazione socialmente insostenibile, aggravata peraltro dalle condizioni di lavoro degli autotrasportatori su cui, spesso, incidono turni massacranti, pressioni sulle tempistiche di consegna, salari insufficienti e un sistema di appalti e subappalti che tutela poco i loro diritti. Se il trasporto merci stradale cresce, quello su ferro resta approssimativamente stabile e con volumi complessivi ancora modesti: 22 miliardi di tonnellate-km contro i 124 dell'autotrasporto ed i 42 della navigazione marittima.
Segno questo che siamo ben lontani da quell'equilibrio modale che l'Unione Europea ha inserito tra le priorità del Green Deal e del programma "Fit for 55", spingendo gli Stati membri a investire sulla ferrovia e la logistica sostenibile. Negli ultimi anni, tuttavia, bisogna riconoscere che si è finalmente aperto un fronte di intervento orientato allo spostamento progressivo del traffico merci dalla strada alla ferrovia e al mare, come risulta dallo stesso Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti 2022-2023.
A livello autostrade e interporti, sviluppando reti e servizi ferroviari compatibili con gli standard europei (Ten-T), senza trascurare la logistica ed in particolare la digitalizzazione delle procedure al fine di ottimizzare costi, tempi e risorse. Grazie al Pon Infrastrutture e Reti e al Pnrr sono stati, poi, avviati numerosi progetti per l'estensione e l'ammodernamento della rete ferroviaria nel Mezzogiorno (su tutti, l'asse Bari-Napoli), la digitalizzazione delle dogane, il potenziamento dei porti e l'interconnessione degli hub logistici.
L'obiettivo è quello di garantire collegamenti efficienti tra le zone industriali e i grandi assi di scambio merci, promuovendo anche l'adozione di veicoli a basse emissioni. Significativi passi in direzione del riequilibrio modale si stanno compiendo anche in Campania con gli interventi sul nodo ferroviario di Napoli e sulla linea Battipaglia-Reggio Calabria. Nonostante questi progressi, il riequilibrio modale resta un processo in salita.
Si tratta di una sfida lunga e complessa, ma cruciale per il futuro dell'intero Paese, in cui il Sud, con la Campania in testa, costituiscono un banco di prova essenziale per la realizzazione di un sistema di trasporti moderno, efficiente e responsabile.
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