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L'intervento
22 Maggio 2025 - 10:09
La dottrina sociale della Chiesa rappresenta un corpus di insegnamenti fondamentali che affrontano le questioni economiche e sociali dal punto di vista cattolico. Questa tradizione di pensiero, inaugurata ufficialmente con l'enciclica Rerum Novarum del 15 maggio 1891, ha fornito orientamenti etici e pratici che continuano a influenzare il dibattito contemporaneo sul rapporto tra economia, società e valori spirituali.
L’enciclica di Papa Leone XIII rappresentò un momento storico di straordinaria importanza, poiché per la prima volta la Chiesa cattolica prese formalmente posizione sulle questioni sociali, gettando le basi di quella che sarebbe poi diventata, nel tempo, la dottrina sociale della Chiesa.
La Rerum Novarum fu promulgata in un periodo di profonde trasformazioni sociali ed economiche. Leone XIII, con grande acume intellettuale e politico, colse i problemi chiave della sua epoca: la questione operaia nel mondo industriale e le nuove forme di organizzazione dell’economia e dello stato.
Il Pontefice dimostrò una notevole capacità di comprensione delle dinamiche sociali dell’epoca, affrontando temi che già da molto tempo attiravano l’attenzione e la discussione: il diritto di proprietà, il capitalismo, il socialismo, il salario, l’intervento dello Stato nell’economia e le associazioni di lavoratori.
La Rerum Novarum non si limitò a una semplice analisi delle problematiche, ma propose una visione articolata che rivendicava il diritto di associazione dei lavoratori e sosteneva l'importanza del giusto salario, evidenziando critiche significative verso quegli imprenditori che non rispettavano la dignità economica dei propri operai. L'enciclica, moderata nella sostanza, ma acuta e precisa nell’affrontare i problemi, ebbe un’eco straordinaria nel dibattito pubblico.
Uno degli aspetti più rilevanti fu la sua posizione critica sia verso il socialismo che verso il capitalismo incontrollato. Leone XIII individuò nel socialismo «il grande pericolo che minacciava la vita economica e sociale della cristianità». La dottrina marxista della lotta di classe veniva nettamente respinta in favore di una visione comunitaria e solidale in cui le componenti della società potevano e dovevano collaborare per il bene di tutti.
Parallelamente l’enciclica non risparmiava critiche agli eccessi del capitalismo liberale. Leone XIII denunciava gli abusi degli imprenditori che non corrispondevano ai lavoratori un salario equo, riconoscendo che tale ingiustizia rappresentava una grave violazione dell’ordine morale.
Il documento affermava la visione dell’impresa come un “corpo” dove tutte le membra sono tra loro solidali, anticipando una concezione organica dell'economia che si sarebbe sviluppata nei decenni successivi del ’900. La dottrina sociale proposta da Leone XIII si configurava, così, come una “terza via” tra l’individualismo liberale e il collettivismo socialista, presentando una visione alternativa dei rapporti tra capitale e lavoro che si fondava sul principio del “corporativismo” cattolico che avrebbe dovuto realizzare un nuovo ordine economico e sociale.
Questo equilibrio non era statico, ma dinamico, fondato sul riconoscimento reciproco dei diritti e dei doveri, nella convinzione che la solidarietà fosse un elemento imprescindibile per una società giusta. Quarant'anni dopo la Rerum Novarum, Papa Pio XI pubblicò l'enciclica Quadragesimo Anno (15 maggio 1931), che riaffermava la validità della dottrina sociale della Chiesa secondo le linee tracciate da Leone XIII.
Questo documento, fortemente influenzato dalla situazione economica mondiale successiva alla crisi del 1929, evidenziava le implicazioni etiche dell’attività economica in un contesto di industrializzazione sempre più avanzata e sviluppava ulteriormente i principi della dottrina sociale, insistendo sulla necessità di edificare un ordine sociale basato sui principi del solidarismo e della sussidiarietà.
Tra la Rerum Novarum e la Quadragesimo Anno erano poi apparsi altri documenti pontifici che trattavano temi similari, a dimostrazione della continuità e dello sviluppo di questo insegnamento. È doveroso sottolineare, inoltre, il fatto che la dottrina sociale della Chiesa ha necessariamente esercitato un’influenza significativa anche sul pensiero conservatore del XX secolo e sulle correnti politiche e di pensiero che hanno caratterizzato l’Europa nella prima metà del’ 900 e anche oltre.
La proposta di una “terza via” tra capitalismo e socialismo ha infatti continuamente ispirato i movimenti politici e culturali che cercavano di coniugare la tradizione con la giustizia sociale. Questo orientamento ha attraversato tutto il secolo scorso, dimostrando anche nel terzo millennio la sua validità come visione del mondo attenta sia alla salvaguardia dei principi e dei riferimenti ideali e valoriali sia alla giustizia in campo economico.
In un’epoca caratterizzata dal relativismo etico e dall’individualismo esasperato, la dottrina sociale della Chiesa, insomma, ha offerto e offre ancora un paradigma valido per coniugare la difesa dei valori spirituali con l’equità e la giustizia economica, perché pone al centro del suo messaggio la necessità, per la Chiesa, di proporre dei punti di riferimento e degli orientamenti per affrontare con chiarezza anche le questioni sociali del nostro tempo.
L’economia, infatti, non è una sfera separata dalla morale, ma un ambito in cui si realizza concretamente la dignità della persona umana. Le sfide contemporanee richiedono, quindi, un approccio che integri etica ed economia, tradizione e innovazione. In conclusione, la lezione più importante della dottrina sociale della Chiesa è che non può esserci autentico progresso umano e vera dignità della persona senza un equilibrio tra diritti e doveri, tra libertà individuale e responsabilità collettiva.
Respingere le derive relativiste, anarchiche e sovversive, così come le teorie individualiste basate sull'appagamento dei soli desideri personali, significa riaffermare che la dignità dell’uomo si realizza solo nell’armonia sociale e nella ricerca del bene comune.
Oggi più che mai, in un mondo segnato da diseguaglianze crescenti e crisi di valori, questa visione integrale della persona e della società rappresenta senz’altro una bussola indispensabile per orientare le scelte economiche e politiche verso un futuro più giusto e a misura d’uomo, in cui i valori dello Spirito si inverino in un tessuto sociale fatto di dignità e giustizia. Una” terza via” che non ha mai smesso di essere attuale.
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