Tutte le novità
L'intervento
31 Maggio 2025 - 09:26
Una delle più belle canzoni napoletane, e perciò una delle più bella canzoni del mondo, s’intitola “Era de maggio”, musicata da Mario Pasquale Costa su una poesia di Salvatore Di Giacomo. Chi non hai mai sentito almeno una volta nella sua vita “Era de maggio e te cadeano nzino, a schiocche a schiocche, lli cerase rosse. Fresca era ll’aria, e tutto llu ciardino addurava de rose a ciento passe…”.
L’abbiamo cantata tutti. È una canzone d’amore il cui incipit racconta di due amanti che si lasciano nel mese di maggio per ricongiungersi, nell’epilogo, ancora nel mese di maggio. E proprio a maggio si stava consumando un addio doloroso: quello tra Antonio Conte e il Napoli. A detta di tutti gli esperti di calcio quell’addio si era già consumato perché Conte non avrebbe più allenato la squadra azzurra.
Una storia, dunque, il cui finale sembrava già scritto, Antonio Conte avrebbe lasciato il Napoli perché il presidente Aurelio De Laurentiis non aveva saputo o voluto rimpiazzare la cessione di Khvicha K’varatskhelia, trasferitosi nel mercato di gennaio al Paris Saint-German.
Tesi supportata dalle parole piene di amarezza pronunciate in conferenza stampa dal tecnico salentino il 18 aprile: «Avevo detto che il Napoli non doveva essere una squadra di passaggio, quindi non vorrei passare per bugiardo, per qualcuno che dice delle cose e poi alla fine vengono disattese. È inevitabile che, durante questi miei otto mesi, in questo percorso mio a Napoli, ho capito che tante cose non si possono fare».
Dopo questa affermazione tutti capimmo che la storia tra Conte e il Napoli era finita e che il tecnico fresco vincitore dello scudetto sotto l’ombra del Vesuvio avrebbe lasciato la panchina tricolore che fu di Bianchi, Bigon e Spalletti per approdare nuovamente alla Juventus del nuovo corso di John Elkann. Ma proprio come nella meravigliosa canzone di Salvatore Di Giacomo, gli amanti che si sono lasciati a maggio, sempre a maggio si riprendono, si ricongiungono.
“Si stu sciore torna a maggio, pure a maggio io stóngo 'ccà”. Ma cosa è successo per ribaltare una situazione il cui finale era già scritto? In uno degli incipit più belli della letteratura europea, Robert McLiam Wilson in “Eureka street”: scrive: «Tutte le storie sono storie d’amore». E anche questa è una storia di amore.
Sono successe tre cose che hanno fatto cambiare idea ad Antonio Conte, tre cose che hanno al centro la persona umana e l’amore, appunto. L’amore di Elisabetta Muscarello, moglie dell’allenatore, di Lele Oriali e di tutto il gruppo di lavoro di Conte, del calciatore che più di tutti l’allenatore salentino ha voluto al Napoli, Romelu Lukaku, per il Napoli e la città di Napoli.
La festa per lo scudetto che ha visto un’intera città mostrare il suo volto migliore fatto di passione autentica per il calcio e i suoi eroi. Una festa che ha avuto come scenario uno degli skyline più iconici e famosi del mondo, il porto di Mergellina, Castel Sant’Elmo, Castel dell’Ovo, il mare e il Vesuvio.
Il comportamento del presidente Aurelio De Laurentiis che ha dimostrato di aver compreso l’errore compiuto a gennaio e ha posto sul tavolo della discussione fatti concreti per ribaltare il concetto che aveva esposto l’allenatore nel mese di aprile. Dopo aver riconosciuto pubblicamente i meriti di Conte anche e soprattutto dopo le cessioni di gennaio, sta dicendo all’allenatore, ai tifosi e al calcio italiano che a Napoli e per il Napoli si possono fare tante cose.
Si può costruire una grande squadra per provare a vincere di nuovo. La combinazione di questi tre fattori unita all’emozione che si leggeva negli occhi e nella voce di Conte durante i festeggiamenti per la conquista del quarto scudetto e la passione con cui ha partecipato a quella festa, hanno fatto il resto.
E così dopo il no ai potenti e blasonati club del nord Italia di Gigi Riva, “Rombo di tuono”, si può scrivere nel grande libro della storia del calcio italiano che anche Antonio Conte ha scelto Napoli, ha preferito Napoli alla corte dei potenti e blasonati club del Nord Italia.
E diciamola tutta: è una grande vittoria di Aurelio De Laurentiis. La vittoria di un club gestito in modo virtuoso che si pone come nuovo modello per tutto il calcio italiano. Il messaggio che sale forte dal Sud del Paese è che si può competere e vincere senza indebitarsi e diventare attrattivi con la programmazione e la serietà. Si può vincere senza piegarsi al sistema.
Se ci pensiamo è un messaggio rivoluzionario e non solo per il calcio, ma per l’intera società italiana. Un altro calcio è possibile e De Laurentiis sta tracciando una nuova rotta. In questo senso la scelta di Antonio Conte di restare a Napoli per difendere lo scudetto appena conquistato e giocare la Champions con la squadra che fu del più grande di tutti, Diego Armando Maradona, è una gran bella notizia per tutto il calcio italiano.
La canzone di Salvatore di Giacomo, “Era de maggio” si conclude così. «E te dico: “Core, core! core mio, turnato io so. Torna maggio e torna ammore: fa’ de me chello che vuò! Torna maggio e torna ammore: fa’ de me chello che vuò”». E dunque torna maggio e torna l’amore, per un’idea di calcio che mette al centro la persona umana perché, quando si sceglie con il cuore, può succedere di tutto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo