Cerca

L'intervento

“Barry Lyndon” e il suo messaggio senza tempo

Una straordinaria versione restaurata in 4K che ha chiuso il prestigioso programma Cannes Classics, al Festival di Cannes 2025

“Barry Lyndon” e il suo messaggio senza tempo

La scena iniziale del film

Stanley Kubrick torna a incantare il pubblico cinematografico mondiale con Barry Lyndon, presentato, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua prima uscita, in una straordinaria versione restaurata in 4K che ha chiuso il prestigioso programma Cannes Classics, al Festival di Cannes 2025

Questa nuova edizione del capolavoro del grande regista scomparso tornerà nelle sale cinematografiche mondiali dal 18 luglio e rappresenta un'occasione unica per riscoprire uno dei film più visivamente stupefacenti della storia del cinema: un'opera che continua a dimostrare come certi capolavori non conoscono tempo né confini.

Barry Lyndon rappresenta un apogeo tecnico e artistico nella filmografia di Stanley Kubrick, un film che ha ridefinito per sempre i canoni della cinematografia. Infatti, laleggendaria ricerca della perfezione visiva del regista americano ha raggiunto con quest'opera livelli mai visti prima, grazie all'utilizzo rivoluzionario di obiettivi speciali Zeiss originariamente progettati dalla NASA e adattati per essere montati su una cinepresa che ha consentito a Kubrick di girare molte scene utilizzando esclusivamente la luce naturale delle candele, per creare un'atmosfera di autenticità storica senza precedenti. Proprio per questo ogni inquadratura del film appare come un dipinto settecentesco che prende vita, con una composizione visiva che ricorda i capolavori dei pittori inglesi e francesi del secolo dei Lumi.

La fotografia di Kubrick non si limita, infatti, a documentare gli eventi, ma diventa essa stessa narrativa, trasformando ogni scena in un “tableau vivant” che cattura l'essenza estetica e culturale del XVIII secolo. La maestria tecnica si fonde con una sensibilità artistica raffinata, creando un linguaggio cinematografico che eleva la pellicola al rango di grande arte visiva.

Tratto dal romanzo "Le memorie di Barry Lyndon" di William Makepeace Thackeray, del 1844, il film racconta la straordinaria parabola esistenziale di Redmond Barry -interpretato da Ryan O'Neal - un giovane irlandese ambizioso la cui vita si snoda attraverso le turbolenze del XVIII secolo europeo.

La narrazione segue il protagonista dalla sua umile origine in un villaggio irlandese fino al raggiungimento dell'agognata posizione sociale attraverso il matrimonio con Lady Lyndon, per poi assistere alla sua inesorabile caduta. Barry, spinto dall'ambizione e dalla necessità, abbandona l'Irlanda per arruolarsi nell'esercito britannico, iniziando un percorso che lo porterà attraverso i salotti aristocratici europei, le corti tedesche e infine al matrimonio con la ricca vedova Lyndon.

Tuttavia, l'apparente trionfo sociale nasconde i germi della sua distruzione: l'odio del figliastro, l'infelicità coniugale e la sua stessa natura istintiva e brutale condurranno il protagonista verso una fine tanto inevitabile quanto drammatica. Kubrick, attraverso la vicenda di Barry Lyndon, costruisce una riflessione profonda sulla caducità dell'esistenza umana e sull'illusorietà delle conquiste materiali.

Il film diventa, così, un affresco sulla vanità delle ambizioni estreme, dove ogni successo porta in sé i semi della propria distruzione. Il tema del dolore, quindi, attraversa l'intera narrazione come un fiume sotterraneo che emerge in superficie nei momenti più drammatici: la perdita del figlio Bryan, l'alienazione progressiva dalla moglie, l'ostilità crescente del figliastro rappresentano altrettante tappe di un calvario esistenziale che rivela la solitudine fondamentale dell'essere umano di fronte al destino.

La capacità di Kubrick di ricreare fedelmente l'atmosfera del XVIII secolo rappresenta, poi, uno degli aspetti più straordinari dell'opera. Il regista non si limita a una ricostruzione superficiale dell'epoca, ma penetra nell'essenza sociale, culturale e psicologica del Settecento europeo. E così, attraverso i costumi sontuosi, l'architettura delle dimore aristocratiche, i rituali di corte e le convenzioni sociali, il film offre l’occasione per uno sguardo privilegiato su un mondo in cui l'apparenza sociale determinava l'esistenza stessa degli individui e il racconto diventa non solo il ritratto di un individuo, ma il panorama di un'intera civiltà colta nel momento della sua massima espressione e dell'inizio della sua crisi.

Kubrick ha creato, insomma, un film che non invecchia mai, perché i suoi temi - l'ambizione, l'amore, la perdita, la vanità, la morte - sono eterni quanto l'umanità stessa e la straordinaria bellezza visiva dell'opera, unita alla profondità della riflessione morale, trasforma ogni visione della pellicola in un’esperienza di crescita spirituale ed estetica per lo spettatore. Barry Lyndon del grande Kubrick ci ricorda che il cinema, quando raggiunge le vette dell'arte, diventa immortale perché continua a parlare alle generazioni future con la stessa forza e intensità con cui ha commosso gli spettatori di mezzo secolo fa.

E così sono convinto che in un'epoca di continui cambiamenti come è quella in cui viviamo, il desiderio di vedere o rivedere questo film diventi per noi un invito a riflettere sull’importanza dei valori e dei punti di riferimento ideali che dovrebbero definire il perimetro della nostra umanità e che vanno difesi e salvaguardati dalle derive che si annidano all’interno di noi stessi e di un mondo che troppo spesso e troppo facilmente brucia incenso sugli altari profani che di questi valori sono la perfetta antitesi distruttiva. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori