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La riflessione
03 Giugno 2025 - 09:02
Karol Nawrocki
Alle elezioni presidenziali polacche la sorpresa maggiore era stata il 14,8% dei voti e il terzo posto raggiunto al primo turno da Slawomir Mentzen, il candidato definito di estrema destra, contrarissimo all’ingresso nell’UE e nella Nato dell’Ucraina e risultato nettamene primo nei favori dell’elettorato giovanile. Il vincitore al secondo turno Karol Nawrocki della “destra storica” polacca, per poter contare sui voti di Mentzen, aveva firmato una dichiarazione esprimendo anch’egli contrarietà all’ingresso di Kiev nella Nato e nell’UE.
In effetti l’inimicizia tra polacchi e ucraini è fortemente radicata nella storia. Il nazionalismo dell’Ucraina è nato nelle terre sottoposte al dominio austriaco dalla fine del ‘700 fino al 1918. Gli ucraini, allora ruteni (dalla Rus di Kiev del Medioevo) per gli austriaci e piccoli russi per i russi, erano stati sempre soggiogati dai polacchi che dal 1867 ebbero grande autonomia nella Galizia austriaca, la cui parte orientale era a maggioranza ucraina.
Dopo la nascita della Polonia nel 1918 ci fu una vera e propria guerra tra polacchi e ucraini in Galizia orientale con 10.000 vittime per la maggior parte ucraine. Stepan Bandera, galiziano, è l’eroe esaltato dai nazionalisti ucraini, al potere ininterrottamente a Kiev dal 2014 grazie al forte sostegno della Nato e dei leader europei. Iniziò contro i polacchi la sua attività per l’indipendenza dell’Ucraina tra l’altro partecipando nel 1934 all’uccisione del ministro degli interni polacco Bronislaw Pieracki e subendo una condanna all’ergastolo.
In seguito i nazionalisti ucraini collaborarono attivamente con i nazisti anche nello sterminio degli ebrei. Bandera sognava un’Ucraina indipendente anche dall’alleata Germania, ma razzialmente pura: senza ebrei, né russi e né polacchi. Nel 1943 e nel 1944 la vendetta dei nazionalisti ucraini contro i polacchi residenti in quelle regioni fu terribile: essi massacrarono nella maniera più brutale (spesso torturandoli, bruciandoli vivi, smembrandoli) circa 100.000 polacchi tra cui molte donne e bambini nella Galizia orientale e nella Volinia occupate dai tedeschi.
In Polonia l’11 luglio è ufficialmente la giornata del ricordo del massacro dei polacchi da parte degli ucraini definito un genocidio. Per alcuni storici polacchi a causa della sua brutalità (anche se non per il numero delle vittime) è peggiore di quelli commessi dai tedeschi e dai sovietici.
A Roman Shukevych, il capo dell’esercito insurrezionale ucraino principale responsabile dei massacri, dal 2017 è stato intitolato uno dei principali viali di Kiev, prima intitolato a Nikolaj Vatutin, forse il più abile generale sovietico, liberatore di Kiev nel novembre 1943, morto nell’aprile 1944 proprio a causa di un agguato tesogli dagli uomini di Shukheyich.
Nelle relazioni internazionali anche un nemico può diventare amico se c’è un nemico ritenuto più pericoloso e i russi sono stati i nemici storici dei polacchi per il predominio nel mondo slavo; tuttavia, nonostante il forte appoggio dato dalla Polonia a Kiev contro la Russia, ora soprattutto dagli “europeisti” di Tusk al governo, non si può ancora parlare di una vera riconciliazione tra i due Stati.
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