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LETTERA DAL PALAZZO

Per fare l’opposizione serve essere alternativa

Il successo conseguito nella recente mini consultazione non ha placato i malumori esistenti tra i militanti del Pd

Per fare l’opposizione serve essere alternativa

Giorgia Meloni ed Elly Schlein

Il successo conseguito nella recente mini consultazione non ha placato i malumori esistenti tra i militanti del Pd; malumori che investono anche la segretaria Schlein. Alla Schlein viene in particolare rimproverato di essersi “seduta” sulla alleanza innaturale con i Cinquestelle e di aver sostanzialmente rinunciato a quelli che dovevano essere i suoi obiettivi principali: ricostruire l’unità del Pd recuperando tutti coloro che, per una ragione o per l’altra, lo hanno negli ultimi tempi abbandonato e dare al partito quella identità che finora è mancata.

Secondo i più, la segretaria ha il non trascurabile merito di aver diligentemente svolto il ruolo della oppositrice della Meloni, ma la sua è ritenuta una politica statica non in grado di rappresentare una credibile alternativa alla coalizione di centrodestra. Essere alternativa: è questa la formula indispensabile per potersi un giorno trasformare da opposizione in maggioranza. Il problema è che la segretaria non ha fatto nulla in effetti, per riportare nel Pd quelle intelligenze (da Renzi a Bersani) per citare due nomi che se ne erano allontanati.

Costoro – e vogliamo citare anche Massimo D’Alema, nonostante i notevoli difetti del suo carattere, – avrebbero potuto fornire al partito valide proposte: certamente molte più di quelle fornite da Giuseppe Conte e dai pentastellati.

Non è un caso, allora, che nei corridoi della sede del Pd circoli con insistenza circolare il nome di Stefano Bonacini che molti, soprattutto tra i militanti, considerano da sempre più idoneo della Schlein per favorire la rinascita del partito e il reinserimento dei “desaparecidos”, la cui scomparsa ha certamente indebolito il Pd e allontanato una quota considerevole ed è ovvio che in un primo tempo i mutamenti che deriverebbero dal cambio della segreteria, non gioverebbero elettoralmente al Pd, ma a lungo termine una “ricostruzione” del partito fondata sui due elementi che abbiamo citato – rientro di coloro che se sono allontanati e individuazione di una sua più chiara identità - sarebbe di grande giovamento per un partito che non sembra riuscire a trovare se stesso.

Non pochi, peraltro, ricordano che le primarie che portarono alla designazione della Schlein si svolsero con la partecipazione anche dei non iscritti mentre un precedente referendum per i soli iscritti aveva visto la netta vittoria di Bonacini. Per ora, comunque, lo stato confusionale che regna all’interno del Pd appare destinato a rafforzare il centrodestra e Giorgia Meloni. 

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