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18 Giugno 2025 - 09:21
Molto più semplice negare l’esistenza di un problema che provare ad affrontarlo. In Campania è accaduto proprio questo, soprattutto negli ultimi dieci anni, periodo in cui l’attuale Amministrazione regionale, invece di adoperarsi per contrastare un’emergenza per le centinaia di migliaia di cittadini che vivono nel vasto territorio tra Napoli e Caserta, ha letteralmente preferito nascondere la polvere sotto il tappeto.
Parlo della Terra dei fuochi, una piaga per la quale la sinistra ha pesanti e chiare responsabilità, perché questo dramma è frutto della negligenza, dell’indifferenza e della incapacità di chi per 25 anni, quasi ininterrottamente, ha guidato la Regione Campania. In tutto questo lungo lasso di tempo abbiamo assistito a un vergognoso scaricabarile, a un balletto indegno, culminato persino in una incredibile negazione della verità da parte del presidente De Luca che è arrivato in più occasioni a dire che “sì, esiste una Terra dei fuochi, ma è nel Nord del Paese”.
La verità, peraltro sotto gli occhi di tutti, è purtroppo un’altra: la Terra dei fuochi non solo esiste, ma continua a far sentire i suoi pesantissimi effetti negativi sulla vivibilità dei territori e sulla vita stessa dei cittadini. Del resto, a inchiodare alle proprie responsabilità, in maniera inoppugnabile, De Luca, il Pd, la sinistra campana e quella nazionale, è intervenuta la sentenza di condanna emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
A fine gennaio, la Cedu ha demolito l’ennesimo racconto favolistico diffuso da Palazzo Santa Lucia decretando, ancora una volta, il fallimento totale dell’Amministrazione regionale pure sul fronte della difesa dell’ambiente, sulla gestione del ciclo dei rifiuti, sul monitoraggio dei siti esposti al fenomeno dell’inquinamento e dei roghi tossici. Insomma, è stata certificata non solo l’assoluta mancanza di capacità da parte di questi signori, ma pure il loro immobilismo, la loro indifferenza nel provare anche solo a prendere contezza di una tragedia davvero terribile.
Ed è ancora più inquietante l’atteggiamento assunto di fronte ad una decisione come questa, che farebbe arrossire chiunque. Semplicemente non hanno battuto ciglio, aspettando che fosse il Governo nazionale ad attivarsi per sanare il disastro che loro hanno causato. E così è stato, con l’istituzione di un commissario unico per affrontare l’emergenza, avviando finalmente l’iter per la bonifica dei suoli e per il recupero e il rilancio dell’area.
Una missione complessa, considerata la gravità della situazione lasciata in eredità dalla Regione. Nei fatti, l’Esecutivo centrale è chiamato a sopperire, con una azione mirata e un importante impegno economico (solo per i primi due anni di intervento circa 400 milioni di euro), alle mancanze e agli sprechi dell’Amministrazione targata De Luca e Pd: 125 milioni di euro bruciati soltanto negli ultimi 10 anni.
Invece di essere utilizzato per il contrasto a sversamenti abusivi, inquinamento e roghi tossici, questo enorme fiume di denaro è stato dirottato verso una clamorosa operazione clientelare: la “manutenzione ordinaria”, prima delle strade provinciali e poi delle “foreste regionali”.
Nel frattempo sapete quanti siti sono stati bonificati? Quattro su di un totale di 293! Sono bastati 2 mesi di lavoro del commissario Giuseppe Vadalà per scoprire questa indecente verità. Ecco perché il lavoro da fare è tanto e ci vorranno anni per portarlo a termine. I tempi sono quelli calcolati in base all’entità del disastro che si deve affrontare, con la serietà necessaria, ponendo finalmente fine alla stagione deluchiana.
A questo proposito come dimenticare gli annunci che, dal 2016, promettono l’eliminazione di tutte le ecoballe? La verità è che, in 10 anni, è stato smaltito meno del 20% dei rifiuti compattati. Dunque, se continuassero a governare loro, ci vorrebbero altri 50 anni e perlomeno altri 600 milioni di euro per chiudere quest’altra brutta storia, a sua volta eredità di un’altra era fallimentare, quella bassoliniana.
Peraltro, quello che fa più male è che non ci troviamo di fronte ad un’ordinaria vicenda di sperperi e indifferenza: qui parliamo di una condotta che si è consumata sulla pelle e sulla salute dei cittadini. Non dimentichiamolo mai, nella Terra dei fuochi ci si continua ad ammalare e a morire a causa dell’inquinamento e dell’aria resa irrespirabile dai criminali che - soprattutto in prossimità e all’interno dei campi rom che costellano la zona - sversano illegalmente e incendiano l’immondizia, magari per ricavare qualche chilo di rame da rivendere.
E non dimentichiamo nemmeno che, se un tangibile segnale di miglioramento è stato registrato e adesso si può finalmente iniziare a parlare di recupero di quell’area della Campania, è stato solo grazie alle misure messe in campo dall’Esecutivo nazionale, su spinta fondamentale della Lega e del vicepremier Matteo Salvini, il primo a dimostrare con i fatti la determinazione ad affrontare questo fenomeno, dopo essere venuto a constatarlo di persona in occasione di un blitz che organizzammo per spezzare la cortina di colpevole silenzio messa su dai sinistri governanti campani.
Finalmente sono state messe in campo misure adeguate ed efficaci per contrastare l’emergenza, a cominciare dal potenziamento del numero di uomini e mezzi per garantire i controlli in territori che la politica locale, per decenni, aveva letteralmente abbandonato alla propria sorte.
È soltanto uno dei primi importanti passi da compiere, c’è ancora tanto da fare e ne siamo consapevoli. Soprattutto credo che la risposta che, su questo fronte, attendono i cittadini, debba venire principalmente dalla Regione e dai suoi rappresentanti, finora auto esentatisi dalle loro responsabilità di amministratori. È per questo che già da tempo siamo al lavoro per la realizzazione di un grande piano per la tutela dell’ambiente in Campania. Lo attueremo tra pochi mesi, non appena saremo alla guida di Palazzo Santa Lucia. Il nuovo corso è già iniziato.
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