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La riflessione

Quel sostantivo che può connotare una storia d’amore

Quel sostantivo che può connotare una storia d’amore

È dalla recente morte di Alvaro Vitali - il simbolo della commedia sexy degli anni ’80 - e, di conseguenza, del puro disimpegno al cinema e non solo che il mondo social si interroga sull'amore. O meglio sulle ragioni che governano una coppia e (soprattutto) la sua frantumazione. È evidente che la stessa eterogenea platea si è schierata, nella recente separazione dell'attore romano dalla moglie Stefania Corona, una cantautrice che confesso di non conoscere, nella quasi totalità dei casi, dalla parte del defunto. Il motivo di tale plebiscito è tutto in una sua struggente lettera, letta pubblicamente dall'attore (quando era ancora vivo, ovviamente), in una trasmissione televisiva di qualche giorno prima della sua morte, nella quale raccontava della separazione stessa, avvenuta a suo dire per l'invaghimento della signora per il loro autista, nonché uomo di (molta, anche troppa) fiducia della famiglia.

Il Vitali faceva anche di più: affermava di averla perdonata e di aspettarla a braccia aperte per riprendere a tubare come una volta e come se nulla fosse accaduto. Insomma, il tradimento di genere faceva pendere la bilancia tutta dalla parte del marito, tanto più che lo stesso era stato famoso e ora era pure morto. Nessuno citava il fatto che la fedifraga avesse verosimilmente dovuto passare, con il Pierino dei tempi (belli) che furono, giorni bui, quelli degli ultimi spiccioli di fama, successo e (tanti) soldi ampiamente sperperati in tutti i modi possibili. Nessuno ha tenuto conto della vita spesso solitaria come da ripetute dichiarazioni rilasciate dalla cantautrice di nascita canadese che la stessa aveva dovuto condurre in attesa che il simpatico attore non esattamente Robert De Niro od Orson Wuelles decidesse di ricordarsi della sua dolce metà.

Certo 150 film, pur di dubbio valore, erano tanti e non mancavano di pesare sui giudizi finali di questa storia, in fondo triste. A nessuno è dato però, come recita il saggio proverbio, mettere il dito tra moglie e marito, col rischio di rimanere invischiato in quel ginepraio di torti e ragioni che sono i matrimoni falliti. Resta un dato tuttavia emblematico del valore intrinseco dei contendenti (e non solo di loro). Alla domanda pruriginosa dei giornalisti sulla causa della morte dell'ex marito, la Corona ha risposto: "per una broncopolmonite recidiva". Non avendo udito proprio con le mie orecchie non posso giurare che le parole pronunciate siano state proprio queste, anche se resta il fatto che in tal preciso modo la sua frase è stata riportata da tutti (e dico tutti) gli organi di stampa.

Ora, quanto alla broncopolmonite transeat: è possibile si muoia con un danno infettivo (temo) molto esteso del tessuto polmonare, tanto più se la persona affetta (come Alvaro Vitali) è torturata da anni da un asma allergico e firma per essere dimesso contro il parere dei sanitari. La cosa che proprio non va è il secondo termine, quello che nella rivelazione perentoria di causalità è impropriamente allegato al primo, quasi a connotarlo con tono rafforzativo e grave: "recidiva". Essendo due sostantivi in consecutio di fatto grammaticalmente incompatibili, non mi resta che correggere con la matita rossa quanto detto e fare seguire, alla parola "brocopolmonite", non "recidiva" ma "recidivante", che mai come in questa occasione fa rima con ignorante.

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