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L'intervento
01 Luglio 2025 - 09:42
Oggi siamo tutti un po' naufraghi “con la vita tra le braccia delle onde”, come scriveva il poeta greco Archiloco. È una verità che attraversa i secoli, ma ora, forse, si manifesta con un’intensità particolare perché sempre più spesso avvertiamo l’impressione che qualcosa di essenziale è andata perduta.
L'Itaca che Ulisse cercava disperatamente, piangendo sulla riva dell'isola di Ogigia, mentre guardava l'orizzonte infinito, non è solo la sua patria lontana, circondata dalle acque del mar Jonio, ma è il simbolo di tutte lecertezze originarie che abbiamo smarrito.
È il luogo dello spirito dove l'anima ritrova la sua dimora autentica, quella patria interiore che la contemporaneità ci ha sottratto con le sue false promesse di progresso infinito e la sua frenesia quotidiana. Questa nostalgia che proviamo non è solo quella malinconica di chi rimpiange il passato, ma è quel desiderio struggente di tornare “a casa”, quella tensione esistenziale che ci spinge a cercare ciò che veramente siamo.
Archiloco, poeta e soldato, lo sapeva bene quando scriveva di quella vita in balia delle onde, di quel naufragio interiore che colpisce l'essere umano di fronte all'imprevedibilità dell'esistenza. Il poeta di Paro, che aveva vissuto sulla propria pelle la perdita dei suoi cari in un naufragio, aveva compreso bene che la condizione umana è sempre precaria, sempre sospesa tra la terra ferma delle certezze e l'abisso dell'ignoto.
La nostra epoca ha amplificato questa precarietà fino a renderla endemica. Viviamo in un tempo che ci ha privato delle coordinate tradizionali, delle radici che una volta ancoravano l'esistenza a qualcosa di solido, di certo. E oggi più che mai questa nostalgia di ciò che è venuto a mancare non cerca più un luogo fisico da raggiungere, ma un tempo perduto, un’innocenza smarrita, una semplicità che il mondo contemporaneo ha reso impossibile.
È la nostalgia di chi sa che Itaca non è più un pezzo di terra dove approdare, ma una condizione dell'anima da riconquistare: perché ilviaggio verso questa Itaca dello Spirito è più importante della meta stessa. Noi oggi ci troviamo nella paradossale condizione di aver smarrito la rotta del nostro viaggio perché navighiamo senza più coordinate nel mare della vita,dove le sirene della tecnologia e del consumismo ci attirano verso scogli pericolosi e sempre nuovi, promettendoci felicità che si rivelano miraggi.
Il naufragio di cui parlava Archiloco non è più solo un evento eccezionale, ma è la condizione normale dell’uomocontemporaneo. Siamo naufraghi della complessità, vittime di un mondo che ci chiede di essere sempre connessi, sempre performanti, sempre pronti a reinventarci secondo le logiche del mercato e della competizione e che allo stesso tempo ci regala scenari di guerre sempre nuove e sempre più insidiose.
Ma forse è proprio in questo naufragio continuo che si nasconde la possibilità di un cambiamento, di un riscatto, di un ritorno. Ulisse piange guardando il mare verso Itacalontana, noi, invece dobbiamo comprendere che il nostro rimpianto non deve essere solo dolore, ma anche riconoscimento e affermazionedi ciò che veramente conta. Perché Itaca si è trasformata. Non è più il regno fisico da riconquistare, ma il luogo dove l'anima ritrova il suo centro, dove il tempo smette di essere accelerazione e torna a essere esperienza.
La nostalgia del ritorno a Itaca è allora la nostalgia di un rapporto autentico con noi stessi, con gli altri, con il mondo. È il desiderio di riappropriarci di quella lentezza che ci permette di assaporare l'esistenza invece di consumarla, di quella profondità che ci consente di andare oltre la superficie delle cose.
In un mondo che ci ha trasformati tutti in Ulisse erranti, la vera sfida non è più arrivare a destinazione, quanto riscoprire il senso del viaggio, il senso del nostro cammino. La nostalgia che proviamo deve essere il segno che Itaca esiste ancora, nascosta nel profondo della nostra anima, in attesa che noi troviamo o ritroviamo il coraggio, la forza e la determinazione di smettere di essere naufraghi per ritornare ad essere navigatori verso l’orizzonte…. e anche oltre.
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