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01 Luglio 2025 - 09:52
Indro Montanelli
La ritrattistica letteraria è un genere poco frequentato in Italia. Non può sicuramente competere con i memorialisti francesi e i profilisti inglesi. Ma Indro Montanelli fu assoluto pioniere in questo settore e sulle pagine del Corriere della Sera propose, nel dopoguerra, centinaia di identikit.
Memorabile quello tra lui ed Axel Munthe, il medico svedese che ha vissuto, per anni, ad Anacapri, facendo erigere Villa San Michele sulle rovine di un antico sito di età romana fatto costruire dall’imperatore Tiberio. I due si incontrano in Svezia.
Munthe è stanco e malato. Vive a Palazzo Reale, a Stoccolma, tra insonnia e solitudini, rispettando la consegna del silenzio. Soffre di sciatica, una patologia che non ha voglia di sbandierare al mondo. Confessa candidamente di non aver paura della morte ma, anche, di aver paura di morire e soffre la lontananza da Anacapri.
Ha già fatto per quattro volte il biglietto per Napoli ma ha dovuto sempre rinunciarvi. Adesso, si è prenotato per la quinta volta, chissà. È rientrato a Stoccolma nel 1944 per il genetliaco del re. Doveva essere una trasferta di pochi giorni, con sé una semplice valigetta a mano. Non riuscirà a tornare più sull'isola e lascerà il mondo nel 1949.
Ma Montanelli, nell’occasione, lo incalza. Lo vuole dissuadere dal pensiero ossessivo della morte. Gli parla del libro di San Michele, un successo internazionale tradotto allora in 40 diverse lingue di cui il medico svedese non capisce ancora le ragioni del successo. Gli chiede della scommessa di cui si vocifera in Italia stipulata con Re Gustavo su chi avrebbe vissuto più a lungo.
Munthe la conferma e vede il sovrano abbondantemente favorito viste le sue migliori condizioni generali di salute. Ma l’ossessione della morte lo scava dentro. Ribadisce che sente la sua fine vicina e non ha a Stoccolma nemmeno un abito decente. Ha tutto ad Anacapri, ecco perché deve tornare.
È fermo lì, in un paio di stanze di Palazzo Reale, sognando ancora la sua isola, le lunghe passeggiate con Vittoria, la regina di Svezia, l’acquisto del promontorio di Monte Barbarossa trasformato, ancor oggi, in riserva naturale, l’amicizia con la Marchesa Luisa Casati Stampa, eccentrica protagonista delle notti veneziane.
È un incontro che segna un’epoca, che vive di emozioni autentiche. Una sfida giocata con la polvere da sparo del giornalismo dell’ epoca, quella che sapeva costruire confronti visionari.
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