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Lettera al direttore
04 Luglio 2025 - 09:15
Elly Schlein
Gentile Direttore, questa anomala ed anche prematura calura estiva, invece di “assopire” la dialettica politica sulle prossime elezioni regionali, sembra, invece, aver “riscaldato”ancora di più i cuori e gli animi dei numerosi rappresentanti locali dei partiti che prenderanno parte alla competizione autunnale.
Ovviamente, la cosiddetta “dialettica politica” non riguarda solamente le opposte fazioni, ma è esplosa anche all’interno delle stesse coalizioni: il Centrodestra con la proposta di candidare uomini di esperienza politica già consolidata in altre istituzioni — tranne Forza Italia, che vuole il solito “candidato civico”; il Centrosinistra, alle prese con il vecchio e mai risolto problema di come “armonizzare e compensare” la voluta cacciata dell’attuale presidente della Regione, Vincenzo De Luca, impedendogli la terza candidatura, anche se formalmente è sembrato essere l’attuale governo di centrodestra ad impugnare la legge regionale campana, che, invece, ne legittimava la possibilità.
Del resto, la segretaria del Pd, Elly Schlein, non ha mai fatto mistero di essere assolutamente contraria al terzo mandato in Regione. Le motivazioni addotte da tutti gli interessati alla preclusione sono, a parer mio, forzate e preconcettuali. Si dice che un uomo (o donna) solo al comando, con poteri forti come quelli attribuiti a un presidente di Regione per tre mandati, ossia 15 anni, creerebbe un “potentato” che confligge con la stessa democrazia, sconfinando quasi in una sorta di “dittatura”. Io penso, invece, che un tale assunto confligga proprio con il concetto di democrazia.
Il presupposto sbagliato — o strumentale — degli oppositori al terzo mandato si regge sul teorema che un presidente uscente venga necessariamente eletto per tre volte di fila. Ebbene, se anche così fosse, non è il popolo sovrano che ritiene di votare il candidato migliore?
Nell’antica Grecia, dove è nata la democrazia, il più valido rappresentante del “potere del popolo” fu Pericle, che governò per circa trent’anni ad Atene, e solo la peste gli impedì di governare ancora, togliendolo dalla vita di questo mondo. Ora, è chiaro che né nella politica italiana né in quella mondiale si vede all’orizzonte un Pericle, ma il principio che egli seminò nel mondo antico, per cui il potere è del popolo che lo esercita con i suoi rappresentanti eletti, resta immortale.
Da noi, invece, si arguisce — con molta malizia camuffata — che un uomo al comando, se esercita il suo potere per troppo tempo, creerebbe una sorta di “potere coercitivo” sulle coscienze delle persone da lui beneficiate, o in attesa di essere beneficiate.
I “grandi” politici attuali sono ancora ancorati al vecchio concetto del “voto di scambio”, che ha avuto la sua genesi nella famosa calzatura del piede destro di lauriana memoria, riservandosi di dare la sinistra dopo la “prova” del voto espresso. Il sistema, poi elaboratosi scientificamente con i “bonus” elargiti con la sofisticata formula legislativa, attingendo ai soldi degli italiani, culminato nelle varie forme di “reddito fisso” — a prescindere dal lavoro materialmente espletato — ha potuto solo in parte, e solo al Sud, povero per definizione, produrre un voto “condizionato”.
Bisogna dare atto, comunque, al presidente De Luca di avere ancora la forza e la voglia di “lottare” contro tanta demagogia. Affermai che la legge regionale che fece approvare, in cui si dava via libera alla candidatura al terzo mandato, è stata volutamente interpretata come se fosse già acquisita la terza elezione, prescindendo assolutamente dal voto popolare, in barba alla “democrazia” tanto conclamata dai “signori” di vere oligarchie.
Leggo che il presidente non ha rinunciato a formare una propria coalizione, con liste di appoggio e candidato presidente una sua persona di fiducia. La mia esperienza trentennale di elezioni, sempre con la preferenza, mi fa pensare che sarebbe ben difficile per De Luca superare in voti tutt’e due le coalizioni, di destra e sinistra, mentre avrebbe maggiori possibilità se la Campania avesse una legge elettorale come quella toscana: vince solo la coalizione che supera, con il candidato presidente, il 40% dei voti (oggi in Campania si vince sul presupposto che si abbia un solo voto in più rispetto alle altre coalizioni), altrimenti si va al ballottaggio tra le due coalizioni i cui candidati presidenti hanno avuto più voti degli altri. Pensate all’ipotesi che De Luca prenda più voti del candidato della Sinistra e che quello del Centrodestra non superi la soglia del 40%? Ballottaggio De Luca – candidato del Centrodestra. Che “sfizio”!
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