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iL CASO
05 Luglio 2025 - 08:23
Emilio Fede con la figlia Sveva
Ci risiamo. Emilio Fede è “morto” un’altra volta. Ma tranquilli: respira benissimo, parla, ragiona, si fa anche due risate (amara ironia compresa). È successo di nuovo, sì, perché in certi angoli della rete, dove la spazzatura mediatica si camuffa da notizia, l’etica è morta da tempo. E nessuno si è preoccupato di fare il necrologio.
Un titolo a effetto, una foto in bianco e nero, magari la colonna sonora dell’ennesima bufala: “Addio a Emilio Fede, aveva 94 anni”. Peccato solo che Fede, i suoi 94 anni li ha festeggiati il 24 giugno scorso, circondato da chi lo ama. Un compleanno vero, non un funerale finto.
Ma a cosa serve davvero una notizia falsa del genere? A fare clic, ovvio. A gonfiare visualizzazioni, a far correre gli algoritmi, a dar da bere al becero voyerismo digitale. Nessuna verifica, nessuna conferma. Solo il cinismo di chi sa che la morte inventata di un personaggio famoso fa traffico. Altro che giornalismo. Questa è macelleria della notizia.
E mentre qualcuno ride contando le visualizzazioni, c’è chi piange davvero. Le figlie, i nipoti, gli amici di una vita bombardati da telefonate e messaggi di condoglianze. Una mattinata di dolore inutile, amaro, gratuito.
Fede stesso, uomo di esperienza e memoria, l’ha detto con la solita schiettezza: «Non è la prima volta che mi danno per morto. Forse mi porta fortuna. Ma ai miei familiari fa solo male. Dovranno aspettare ancora un bel po’».
E lo dice da Milano in attesa di trasferirsi per qualche giorno a Napoli, sul lungomare di via Partenope, dove presto si rivedrà con gli amici, nella città della sua amatissima Diana De Feo. Vivo, lucido, con qualche difficoltà nel camminare ma con un’ironia che certi cialtroni del web non avranno mai.
Questa non è una svista, è una vergogna digitale. E chi l’ha scritta dovrebbe chiedere scusa, non a Emilio Fede, che ha spalle larghe, ma a tutti coloro che ancora credono che una notizia sia una cosa seria.
Oggi è toccato a Fede. Domani toccherà a qualcun altro. Ma intanto, la morte continua a fare orario continuato… sulle pagine dei peggiori social.
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