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La riflessione

Sinistra smarrita e muta nel gioco dei potenti

In questi anni, l’unico risultato che ha partorito è il cosiddetto “Campo Largo”

Sinistra smarrita e muta nel gioco dei potenti

La premier Giorgia Meloni

È la sera di sabato 28 di giugno. Dalla terrazza, immersa nel verde delle viti sapientemente coltivate, alle falde della collina di Chignole, a Monterone Alta, a Forio, mi godo un panorama affascinante. Il sole è tramontato, lasciando alle sue spalle uno spicchio di luna, che via via prende luce, voce “chioccia” saluta il giorno che se ne va.

Immerso in questo concerto di bellezze, rifletto. Senza nostalgie, ma con tanta preoccupazione per il mondo che lasciamo in eredità ai nostri figli, ma soprattutto ai nostri nipoti. Se non ci fosse la Destra, quella vera, che va ristrutturandosi concretamente, nessuno parlerebbe della Sinistra, che è rimasta uno spazio geografico. In questi anni, l’unico risultato che ha partorito è il cosiddetto “Campo Largo”.

Un risultato “logistico”, non politico, dal quale ogni tanto qualche “protagonista” si sfila. Prevalentemente il Movimento Cinque Stelle. Le statistiche ci dicono che gli italiani al di sotto della soglia di povertà sono in aumento, le file per entrare nelle mense della Charitas si allungano sempre di più, ma nessuno, a Sinistra, ha la voglia, o la capacità, di assumersene la rappresentanza.

Sono convinto che questi poveri rappresentano lo zoccolo duro di coloro che si astengono in tempo di elezioni. Sempre in Italia, meno del 10% della popolazione possiede il 75% della ricchezza, ma, da “Sinistra” nessuno azzarda una qualche ipotesi per ridistribuire con equità la ricchezza.

Lo dicono le statistiche: i ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri. Di imposta patrimoniale neppure a parlarne, come se questi ricchi fossero garantiti dalla protezione della Sinistra silenziosa. Quando, con una scelta coraggiosa, per una volta, la Presidente del Consiglio decise di tassare i cosiddetti extra-profitti, come già aveva fatto la Spagna del Socialista Sanchez, non venne da Sinistra sostegno alcuno per incalzare la Presidente perchè difendesse la sua scelta primiera, tanto che di lì a poco, fra il silenzio della Sinistra e la spinta dei suoi alleati, quella scelta coraggiosa fu subito abbandonata.

Era chiaro, per la Sinistra, che reggeva ancora la incrostazione delle antiche stagioni nel mondo del Potere Bancario. O di qualche mal nascosta complicità con quel mondo melmoso ed oscuro. Non si vedono “profeti” in quello spazio, ma solo “leaderini” che si aggirano, pronti ad approfittare di ogni possibile occasione per emergere. Il disastro dei Referendum è una delle conseguenze di questo miserevole stato delle cose.

Se questa è la fotografia, la Destra, questa vera, può dormire sonni tranquilli. Ed è un peccato non cogliere l’occasione per chiamare in “servizio” quanti si sono ritirati rassegnati, né dare speranza a quanti, a cominciare dai poveri veri, hanno perso la forza di battersi per costruire un tempo migliore. Per non dire della devastazione delle guerre e delle oscure e tragiche prospettive.

Ci siamo dovuti sorbire lezioni della Presidente del Consiglio, che è dovuta ricorrere a “parole d’ordine” antiche per giustificare questa scelta scellerata della Unione Europea di impegnare risorse importanti per il riarmo, all’insegna dell’adagio: “Si vis pacem, para bellum”! Ma si può?!

È possibile che lo spazio pacifista dobbiamo lasciarlo a Santa Madre Chiesa ed al suo Papa, senza innalzare la bandiera della pace, all’insegna del motto: “Si vis pacem, para pacem”?! Possibile che riusciamo a partecipare solo a cortei, occasione per infiltrazioni violente, senza pensare ad una vasta alleanza mondiale che faccia una scelta precisa per la pace e si distingua, e prenda decisamente le distanze dal Presidente degli Stati Uniti e dai suoi accoliti.

Non ho suggerimenti particolari da dare, anche perché appartengo a quella parte della politica la cui casa è stata distrutta dalla violenza giustizialista e dalla incapacità, salvo il generoso tentativo di pochi, di rinnovarsi e riformarsi dalle radici. E per noi Socialisti c’è la pena “accessoria” della “damnatio memoriae”.

Si pensi, che, ancora in questi giorni, un giornalista ritenuto serio e prestigioso, per ben due volte nella sua, per altri versi pregevole, trasmissione “Una Giornata Particolare” su La7, trattando dell’avvento della Repubblica, è stato “capace” di non citare neppure una volta Pietro Nenni, che, di quel cambio istituzionale, fu il vero “apostolo”. A sentire Cazzullo, tutto il merito della battaglia referendaria fu di De Gasperi e Togliatti, con il socialista Romita, ministro dell’Interno, a fare, bene per fortuna, la sua parte operativa.

Ora, come si sa, e come sanno gli storici senza pregiudizi, De Gasperi era poco interessato perché sapeva che buona parte del suo elettorato era monarchico e Togliatti era “appagato” dalla avvenuta legittimazione del Partito Comunista. Pietro Nenni, anche con la forza elettorale del Partito Socialista, a quel dì superiore a quella del Pci, tenne duro. E vinse. L’Avanti! titolò: “Grazie a Nenni!”. Aldo Cazzullo, a chi gli ha fatto notare questa sua scelta gravemente omissiva, ha risposto, per iscritto, stizzito. Se non è…” damnatio memoriae” questa!

Così va il mondo, oggi, pervaso da violenze, da vere e proprie stragi al limite del genocidio, con gli organismi sovranazionali, a cominciare dall’Onu, ridotti a “Cattedrali nel deserto”, del Diritto Internazionale, del buon senso, incapaci di promuovere il cessate il fuoco e la pace. Istituzioni senza anima e senza autorevolezza.

Per fortuna la Chiesa, anche con questo Papa, sulla scia di Papa Francesco, ha una visione del mondo nella quale possiamo riconoscerci. Il documento stilato recentemente dai Cardinali Fridolin Besungu e Spengler ed approvato dal Papa all’insegna della “decrescita felice” è esemplare in questa direzione. C’è speranza per il futuro perché torni la politica, che resta la più nobile delle arti, condita da passione e da valori?

Dobbiamo crederci e noi anziani, soprattutto quelli che non hanno ceduto alle lusinghe del trasformismo, abbiamo il dovere della testimonianza, contribuendo a cacciare i “mercanti dal tempio”, che nel silenzio dei più, soprattutto a sinistra, hanno ridotto la politica a mercato. Senza regole e senza valori. 

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