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l'analisi
07 Luglio 2025 - 09:25
Scriveva Albert Camus ne "La caduta": "Non essere amati è solo sfortuna; non amare è tragedia". In un rapporto a due, però, la cosa vale per entrambi ciascuno è in grado di scrivere la favola e ciascuno di trasformarla in tragedia, nessuno può sottrarsi al dovere di metterci le sue parole, le sue pause, i suoi dubbi, i suoi slanci, le sue sfide e, perfino, le sue solitudini. Un rapporto può vivere di molte cose, sopravvivere di silenzi e (grazie a Dio) finire per un caso, un gesto che oltrepassa il limite, un bisogno o una natura che sopravanza il dovere.
Tanto premesso desidero raccontarvi la storia di Antonio e Phyllis, lui italiano di Formia, lei irlandese di un paesino di qualche migliaio di abitanti non chiedetemi il suo nome sito a un centinaio di chilometri da Dublino. Niente di speciale, nessun principe azzurro e nessuna Cenerentola trasformarta in principessa, operaio lui e operaia lei. Lui emigrato là seguendo il sogno di una vita migliore di quella dignitosa e umile di un padre mezzo contadino e mezzo manovale con 5 figli, e fidando dell'offerta di un turista di mezza età capitato non so come in uno dei primi esperimenti di villaggio turistico della costiera laziale.
Ci pensate, un padre affida (non so con quali indugi) a un uomo maturo, che tornava in una terra lontana migliaia di chilometri e dalla lingua totalmente sconosciuta, il figlio quindicenne che nel suddetto villaggio che a lui doveva apparire più bello di un castello faceva un lavoro che assomigliava molto all'aiutante in cucina (di fatto il pelapatate) e quella storia va avanti e ha perfino un lieto fine. Sarebbe impensabile oggi, eppure è accaduto. Quella parte della vita di Antonio ospite nella casa del signore di notte e aiutante cuoco di giorno, ma un poco di più del pelapatate di una volta dura solo qualche anno, il tempo di imparare la lingua e ambientarsi.
Poi è un susseguirsi di lavori, da autista a imbalsamatore passando per ristoratore e operaio, ma che ha potuto sempre contare sulla presenza (fin dai suoi 20 anni o poco più) di Phyllis, la sua metà precisa: lui gioviale e chiacchierone, lei dai modi riservati e silenziosa. Dopo 50 anni d'amore (e tre figli) io li ho conosciuti insieme lui da ragazzo lo avevo già incontrato in furiose partite di footbaĺl casalingo. Mai un prevalere l'uno sull'altra, mai una limitazione l'uno all'altra. Ognuno con la sua identità, ognuno con il suo volere, che comprendeva però sempre l'altro.
Ho visto lui aggirarsi in improbabili esercizi ginnici e ho visto lei voltarsi verso l'orizzonte per fumare l'ennesima sigaretta. Una storia dura, di certo anche dolorosa, raccontata in ogni sua parte con identica leggerezza. Antonio oggi è un pensionato sereno e sorridente e se nasconde delle sofferenze non trapelano. Lei pure. È palpabile il loro amore, il dialogo e il rispetto non venuti meno, l'identità non celata dietro una scusa o la presenza dell'altro. Come non ricordare (ancora) il Camus del "Ritorno a Tipasa": "Nel bel mezzo dell’inverno, ho infine imparato che vi era in me un’estate invincibile". Grazie a tutti e due per avermelo ricordato.
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