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CARTE DA VIAGGIO

Quella compagna di vita chiamata depressione

Il mondo è cambiato e l’eterna voglia di competere e lottare ci ha reso improvvisamente, fragili, stranamente deboli e incerti

Quella compagna di vita chiamata depressione

Una volta diventare un leader era l’oscuro oggetto del desiderio per intere generazioni. Si lottava nello sport, come nella vita, per raggiungere un certo traguardo, stimolati poi verso nuovi, ulteriori obiettivi. Non è più così. Il mondo è cambiato e l’eterna voglia di competere e lottare ci ha reso improvvisamente, fragili, stranamente deboli e incerti.

Lo stress si è trasformato in un compagno di vita. Ogni attività sembra coinvolgerlo in maniera diretta. Contagia i campioni dello sport, i maghi della finanza, professionisti e giornalisti, dilatando il suo perimetro verso tutte le direzioni. Perché la società vive di nuove complessità, perché la competitività si è spinta oltre ogni limite, perché il denaro non basta più a calmierare ogni psiche.

E allora, ecco che, attorno a noi, ogni equilibrio sembra saltare, ogni obbligo diventa claustrofobico e si ha voglia solo di gettare la spugna, di trovare qualcuno che comprenda sino in fondo il tuo intimo disagio. Stretti nella morsa della quotidianità, pressati dall’esigenza di mostrare di essere sempre il più lucido e il più puntuale rispetto ad ogni tipo di esigenza, salito sopra una giostra impazzita che non vuole fermarsi, ognuno prova a gettare la maschera, manifestando le sue amnesie.

Chi può, in settori come lo sport professionistico ricco di lauti guadagni, cerca un’uscita secondaria (cito a caso, nomi come Ilicic, Michael Phelps, Pantani, Yannick Noah e, più recentemente, per quel che sembra, Alexander Zverev, tennista tedesco n.3 al mondo). Chi sopravvive semplicemente col proprio stipendio, invece, non ha alternative. Lo aspetta un senso unico, una strada obbligata.

Macerandosi dentro il proprio tunnel, senza nessuna possibilità di svoltare. Portando il buio del suo disagio anche nel privato, nella famiglia, sui social, nella sua vita sociale e relazionale. Limiti dei nostri tempi moderni, dove la depressione segna il confine del mal di vivere e l’intelligenza emozionale sembra sostituirsi a quella artificiale.

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