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il nostro posto
16 Luglio 2025 - 08:56
L’errore più grande che si possa fare è fermarsi alle parole, al di là della valenza positiva che possono esprimere. Ancor di più quando si affronta un tema delicato e complesso come la disabilità e i disturbi dello spettro autistico: in questo caso, molte volte le parole, anche se generate da sincera solidarietà e compartecipazione nei confronti di chi il problema lo vive sulla propria pelle, rischiano di essere inutili se non sono seguite dall’azione, dalla volontà di offrire un contributo concreto ad un problema che, anche dal punto di vista numerico, ha grande incidenza nella nostra società. Partiamo infatti da un dato: la sindrome dello spettro autistico, in Italia, riguarda almeno 550mila giovani sotto i 20 anni.
È una fascia di età in cui è fondamentale l’apporto di misure adeguate di welfare, finalizzate al sostegno non solo dei pazienti ma anche delle loro famiglie, all’integrazione nella scuola e nella società, a mettere a disposizione gli strumenti per il loro futuro. Anche perché c’è un aspetto che non bisogna mai dimenticare: con l’avanzare dell’età e magari con la perdita dei genitori o dei parenti che si occupano di loro, le persone affette da autismo, nella stragrande maggioranza dei casi, rischiano di essere condannate ad un ulteriore pericoloso isolamento. Dunque, è particolarmente necessario trovare modalità e sistemi che ne permettano il coinvolgimento e l’avvio al mondo del lavoro, unica strada pure per garantire una vita dignitosa e indipendente, per quanto possibile.
Certo, la strada non è per niente semplice e soprattutto le Istituzioni hanno il dovere di procedere con determinazione seguendo percorsi e obiettivi comuni in ogni parte del Paese. Va detto che in questi ultimi anni, grazie al Governo nazionale sono stati compiuti alcuni passi importanti nella tutela e garanzia dei diritti delle persone con disabilità. Il lavoro che sta svolgendo il ministro Alessandra Locatelli che la Lega del vicepremier Matteo Salvini ha voluto a capo di un Ministero istituito per la prima volta nella storia del Paese si è già tradotto nella realizzazione operativa di un impianto normativo definito rivoluzionario dalle stesse associazioni. Infatti, abbandonato un approccio meramente passivo, si è finalmente passati dalla dimensione di un semplice assistenzialismo alla valorizzazione della persona con disabilità, riconosciuta come risorsa per la crescita prima di tutto sociale, ma anche economica, dell’intera comunità.
Non solo, il Ministero ha dato vita ad un percorso di riforma concreto e virtuoso anche in termini di sburocratizzazione, avviando un meccanismo di semplificazione decisivo nella vita delle persone affette da disabilità e delle loro famiglie: insomma, dalle belle parole si sta passando ai fatti. Ed è proprio con questo spirito che, nei giorni scorsi, è stata siglata un’importante convenzione tra l’Unione Industriale di Napoli e le associazioni “Autism Aid Ets” e “Dare Aps”, guidate, rispettivamente, da Costanzo Jannotti Pecci, Paolo Vassallo e Anna Pisani. L’accordo rappresenta un passo fondamentale per la valorizzazione delle persone con disturbo dello spettro autistico attraverso il loro coinvolgimento per facilitarne l’avvio al mondo del lavoro. L’obiettivo è quello di promuovere l'inclusione lavorativa e, allo stesso tempo, avviare una campagna di comunicazione rivolta alle aziende pure per informarle sulla serie di sgravi contributivi ed agevolazioni fiscali volti ad incentivare l’assunzione di persone con disabilità, spiegando anche in quali ambiti queste persone possono trovare una collocazione lavorativa funzionale alle esigenze dell’azienda stessa: lavoro vero, dunque, non commiserazione!
E sono particolarmente orgoglioso di aver potuto contribuire a raggiungere questo primo, importante, risultato, destinato a costruire una rete tra player istituzionali, sistema produttivo, Università e attori del Terzo settore per affrontare con azioni concrete un tema che, troppo spesso, anche per indifferenza, immobilismo e burocrazia cieca, è rimasto sullo sfondo. Ancora di più nel Nostro Posto dove dieci anni di Amministrazione regionale targata De Luca e Pd hanno precipitato in fondo alle classifiche nazionali ed europee, sanità e welfare, per incapacità, strafottenza, senza contare il sistematico spreco di ingenti risorse. È chiaro che, muovendo da questi presupposti, i servizi alle persone affette da sindrome dello spettro autistico oltre 750 nuovi casi ogni anno in Campania e alle loro famiglie siano divenuti inadeguati e disorganizzati. Basti pensare alla fallimentare azione della maggior parte degli Ambiti Territoriali, caratterizzati da una gestione a volte davvero disadorna, passando per l’inadeguatezza e l’insufficienza dei centri pubblici sui nostri territori a gestire, caso per caso, una sindrome complessa, che, variando da soggetto e soggetto, necessita appunto di una assistenza personalizzata di cui non v’è praticamente traccia.
Per non parlare della mancanza, pressoché assoluta, del necessario sostegno psicologico che andrebbe garantito ai genitori dei tanti bambini, ragazzi, giovani affetti dalla sindrome dello spettro autistico. Soprattutto, però, angoscia l’idea di quello che può accadere a molti di questi giovani quando diventeranno adulti in assenza di un’inversione del senso di marcia: senza una famiglia in grado di prendersi cura di loro, l’unica strada rischia di essere soltanto il ricovero in una rsa. Invece sarebbe necessario che la Regione si facesse carico di sostenere progetti privati come le case di accoglienza gestite dalle associazioni in grado di fornire un servizio reale e di sostegno a chi è affetto da autismo.
Un’assenza che non è più tollerabile. È per questo che stiamo lavorando ad un piano regionale per ristrutturare, dalle fondamenta, il welfare in Campania con l’impegno ad attuarlo quando, tra pochi mesi, saremo alla guida di Palazzo Santa Lucia. Noi pensiamo a strumenti integrati in grado di garantire misure concrete ed efficaci, funzionali ad autentici percorsi di inclusione, capaci di migliorare la condizione dei soggetti fragili e delle loro famiglie, per farli uscire dall’oscurità di difficoltà non solo economiche affrontate in dolorosa solitudine, a volte ai margini della società. È il momento di agire, insomma. Un’altra Campania è possibile e lo dimostreremo con i fatti.
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