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l'analisi

Se la “Napoli Millenaria” scuote quella “sedentaria”

Napoli 2500, Manfredi: «Pronti a celebrare la tua storia»

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi

Da marzo scorso sono iniziate le celebrazioni dei 2500 anni della fondazione di Napoli, con un calendario speciale da 2500 eventi, per meglio esaltarne i natali, tra mostre, spettacoli e manifestazioni culturali in omaggio a un patrimonio storico, artistico, scientifico, identitario unico. Che ora, dopo la conferenzainternazionale del 2023 sul patrimonio Unesco, svoltasi nella nostra città, ha addirittura un nome, riassuntivo di tanti valori da rispettare: “Lo spirito di Napoli”. “A monte di tutto questo ha detto il sindaco c’è una “programmazione aperta, partecipata e dinamica, pensata per coinvolgere attivamente le città. È un viaggio attraverso i secoli su tutto il territorio cittadino e metropolitano, trasformando Napoli in un palcoscenico a cielo aperto. “Una scelta ha aggiunto nata da un confronto con le istituzioni culturali, le realtà sociali e le forze imprenditoriali, che hanno contribuito a costruire una programmazione aperta, partecipativa e in continua evoluzione.

Oltre 70 le collaborazioni tra enti, istituzioni, associazioni e musei, certi che il numero èdestinato a crescere”. “Le celebrazioni ha poi tenuto a ribadire -rappresentano il modo più giusto per alimentare il protagonismo culturale di Napoli in Italia e nel mondo, riprendendosi il ruolo da capitale europea che meritava”. L’auspicio di sempre del battagliero professore Fulvio Tessitore, che più volte, in passato, ha detto e scritto: “Una città come Napoli dalla storia lunghissima, che affonda le proprie origini nell’età magno-greca dell’antica Italia, una città dalla posizione geopolitica che ne fa uno dei poli baricentrici del Mediterraneo, non può non aver vissuto e vivere intensissimi rapporti con la cultura mondiale”.

Giusto ricordarlo oggi: Napoli non è una città come tante altre, è stata a lungo capitale del Regno di Napoli, è capoluogo della Regione e ha motivazioni oggettive morali, storiche e istituzionali per poter o dover estendere più di un evento mirato nei luoghi più significativi. Non guasterebbe, per essere espliciti, nell’ambito di Napoli Millenaria, farlo con quelli che hanno incrociato e condiviso il suo cammino. Ciò potrebbe servire a far meglio percepire l’idea di una Napoli policentrica, nuova, dinamica, proiettata all’esterno, rispetto a quella “napolicentrica e divisiva”delle polemiche permanenti. Così si aiuterebbe a invertire quellespinte di gravitazione che l’hanno soffocata e continuano a privilegiare la visione troppo municipalistica. Il senso della storiaè sempre esplicito, stavolta può essere nel segno della gratitudine,ce lo fa dire una considerazione di Aurelio Musi in un suo saggio sul ‘600, in cui scrive: “Se la Napoli del Seicento e del Settecento vive e si sviluppa soprattutto sulla rendita che proviene dalla provincia, essa può sopravvivere solo o perché nel Regno esistono regioni in grado di fornire tutto il grano, di cui ha bisogno”.

Non solo il grano, ma molto altro ancora: la produzione interna del regno di Napoli in quel periodo fu basata essenzialmente sull’agricoltura. Un elemento prezioso che non è stato valorizzato,come si sarebbe dovuto fare. “Era una grande capitale di stampo e di livello europeo ancora nel primo Ottocento a dirlo fu Giuseppe De Rita in occasione del G7 svoltosi a Napoli nel luglio 1994 che aggiunse oggi non ha più quel pulsare di “funzioni verso l’esterno” che fa le capitali anche piccole. Napoli ha magariperso la sua tradizionale autoreferenza “alta” di una capitale di uno Stato, ma ha conservato una sua autoreferenzialità “bassa”, quasi da piccolo sottosistema, chiuso in se stesso, nei suoi cliché abitudinari, nei suoi comportamenti semidevianti e stereotipati, nei suoi “guai” urbanistici e umani, nello stesso degrado dei vicoli e delle informe periferie, non c’è osmosi con le aree circostanti se non forse per fenomeni di grande devianza”.

L’overturismo odierno è sicuramente ricchezza ma una ricchezza che abbaglia: non fa valutare a “chi di dovere” le crescenti criticità. Un discorso che non riguarda “Napoli Millenaria” ma quella “sedentaria”, immobile, irredimibile, che afferma e giura però di muoversi.

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