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22 Luglio 2025 - 10:16
La creazione del Risanamento a Napoli, datata 15 dicembre 1888, fu un gesto utopico e visionario. La città si trovava costantemente in affanno nell’affrontare le epidemie di colera (1828-1836-1855-1866-1873). Gravissima quella del 1884 con oltre 7mila morti. E le storie dell’epoca si intrecciano fatalmente con quelle dei grandi medici di quel periodo: Axel Munthe che salvò la figlia di un camorrista, tale Salvatore Trapanese, ottenendo il rispetto e l’operatività in tutti i quartieri napoletani.
Poi, Luciano Armanni, direttore dell’Ospedale degli Incurabili e Giuseppe Buonomo che escogitarono utili strumenti di prevenzione. Si pensò che il virus fosse partito nell’ area di Santa Brigida e fu per questo, con un intervento dei privati, che fu realizzata la Galleria Umberto. Ma il vibrione non aveva origini partenopeema indiane. E in quegli anni, oltre a cambiare la fisionomia urbanistica della città, mutarono anche usi e costumi di un popolo. È una storia apparentemente minore ma interessantissima della quale finora si è scritto oggettivamente poco.
Scomparve, in quel periodo, il mitico Teatro San Carlino, travolgendo, per molti versi, nelle sue macerie la secolare maschera di Pulcinella. Fu uno tsunami anche per gli artisti che operavano in quella sala. A stento provò a salvarsi il Tartaglia Berardelli girando i caffè napoletani coi suoi motti di spirito mentre le riduzioni dal francese andavano sostituendo progressivamente la commedia popolare di Petito.
La creazione del Rettifilo aveva distrutto molti vicoli del Pendino, i Lanzieri, la Giudechella mentre piazza Francese, alle spalle del Teatro Mercadante, aveva conservato le sue bancarelle di ferri vecchi. Si intervenne anche sulla spiaggia di Santa Lucia. L’insenatura venne colmata, il mare ricacciato indietro mentre sparivano gli ostricari e le belle luciane che vendevano l’acqua sulfurea del Chiatamone. Una nuova città si sovrapponeva a quella antica. Dietro l’Albergo dei Poveri nascevano i Rioni Ponti Rossi e Ottocalli, su Borgo Sant’Antonio Abate il Rione Orientale, a Chiaia l’aristocratico Rione Amedeo.
Guappi, ladri e briganti furono costretti a ridurre il loro raggio d’azione mentre sparivano anchepersonaggi tradizionali come il Pazzariello, figura legata all’ antica denominazione spagnola, e Don Nicola, un’immagine carnascialesca dotata di un cappello a tricorno che leggeva il Testamento di Carnevale. Si tentò anche di far sparire l’ usanza degli Zampognari ma il popolo si rivoltò e non se ne fece nulla.
Si respirava, comunque, un’aria nuova, un’ atmosfera di cambiamento. La gente utilizzava i tram a vapore, saliva sulle funicolari, sull’ascensore di Posillipo. Un vento di modernità e di progresso soffiava sulla città. Ed anche la miseria, in quegli anni, sembrava più tollerabile.
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